Le cittá sono la ricchezza delle nazioni

Un nuovo modo di vedere l’economia

Emigranti

Posted by janejacobs su aprile 8, 2008

 

Dal 1921, il Galles ha perduto un terzo della sua popolazione. La campagna del Galles e’ punteggiata da fattorie; i campi non vengono piu’ utilizzati, anche se un tempo i giardini e i cereali crescevano e le pecore pascolavano. Interi villaggi erano svaniti, gli edifici crollavano, bruciavano o si afflosciavano, mangiati dalle tarme e dai topi, le loro tracce potrebbero essere utili agli archeologi del futuro che riscopriranno la zona e si si chiederanno cosa accadde alle campagne del Galles. La campagna del Galles si svuoto’ perche’ si nutriva della poverta’ e della struttura di mercato produttore di beni agricoli. Cardiff, la capitale del Galles era una citta’ inerte, non offriva molte opportunita’, e cosi’ la maggior parte dei gallesi che voleva una vita migliore lasciava il Galles.
Allo stesso modo, buona parte della Sicilia  della Spagna  che avevano un tempo aree densamente popolate, ora sono semi-deserte. Anche molte zone del Canada e degli Stati Uniti hanno zone di emigrazione, in particolare il Nord dello Stato del New Jeresey, hanno avuto nella loro storia molti giovani che lasciavano la loro terra in cerca di una vita migliore, il piu’ della volte a Manhattan.
La differenza tra regioni stagnanti che perdono popolazione e regioni stagnanti dove la gente rimane e’ che certe persone pensano di poter trovare una vita migliore, sta nella possibilita’ della gente di andarsene dal Paese d’origine.
Se e’ stato possibile per i Gallesi, per i Siciliani, per gli Spagnoli e gli abitanti del New Jersey abbandonare la propria terra per Londra, Milano, Madrid e Manhattan, non e’ stato lo stesso per gli abitanti di Haiti o dell’Etiopia. Ad Haiti, la gente non riesce ad andarsene. In Etiopia, uno dei Paesi piu’ poveri al mondo, quasi nessuno lascia il Paese, perche’ i poveri non hanno posti dove andare. e non hanno i mezzi per andarsene. Lo stesso vale per la gente di tutte quelle regioni che non ha i mezzi per andarsene in molte parti dell’America Latina, dell’India, del Medio Oriente e dell’Africa. Se la gente di tutte le regioni povere del mondo avesse accesso ai lavori delle citta’, vi si trasferirebbero in massa, non importa quanto distanti siano le citta’.
Questo non vuol dire che le persone che vivono in regioni con economie stagnanti abbiano poco attaccamento alla loro terra o che amino emigrare. Lasciare una cultura familiare per una cultura straniera e lontana dovendo lasciare famiglia e persone care e’ sempre difficile. Ma spesso si prende questo rischio per sfuggire alla poverta’e alla mancanza di opportunita’ di lavoro nella propria terra d’origine.
Quello che mi interessa in questa sezione, non e’ la destinazione degli emigranti, ma le regioni da cui provengono e cosa ha spinto gli emigranti a lasciare tali regioni. Il fatto piu’ sconvolgente e’ che l’abbandono non ha particolari effetti sulle economie stagnanti – se non il ridurre la loro dimensione. Prendiamo il vecchio esempio del villaggio di Bardou. Per quasi settant’anni la gente se ne e’ andata da questo piccolo villaggio per emigrare a Parigi. Mentre la popolazione diminuiva, cosi’ diminuiva anche la dimensione dell’economia di Bardou, ma null’altro mutava. Naturalmente, la gente che arrivo’ a Parigi muto’ radicalmente la propria condizione economica, ma quelli che restavano al villaggio rimanevano nella solita e familiare condizione di poverta’.
Anche nel Galles agricolo, quelli che rimanevano restavano poveri, indipendentemente da quello che facessero i loro vicini; i vicini che se ne andavano non creavano maggiori opportunita’, ma lasciavano una minore crescita economica dietro di se’ per un futuro migliore. Ecco perche’ continuavano ad andarsene. La Sicilia, per tutte le fattorie ed i villaggi spopolati, rimane povera e con un’alta disoccupazione. Quando le regioni abbandonate dagli emigranti tornano a rifiorire economicamente, lo si deve a ragioni diverse dallo spopolamento, ragioni come quelle che hanno portato gli attuali abitanti del vilaggio di Bardou.
Ritengo che le sole forze in grado di trasformare un’economia regionale siano le cinque forze di cui ho parlato in precedenza che hanno origine nelle citta; in grado di rimpiazzare le importazioni: i i mercati, il lavoro, la tecnologi, gli impianti produttivi ed il capitale; ed e’ quando una di queste zone raggiunge una forza sporoporzionata in regioni distanti quella mancanza di citta’ che rimpiazzano le importazioni, che si raggiungono risultati sbilanciati e bizzarri. Nel caso delle regioni di emigrazione, la forza sproporzionata e’ quella dell’attrazione dei lavori della citta’. Questa forza puo’ spopolare una regione, ma non puo’ trasformarne l’economia.
Gli emigranti di regioni abbandonate spesso mandano soldi a casa dai loro lontani lavori cittadini, e gli emigranti a tempo determinato, quando tornano, spesso riportano a casa i loro risparmi. Negli ultimi trent’anni (*). decine di milioni di lavoratori hanno lasciato poveri villaggi nelle economie stagnanti di Egitto, Turchia, Italia, Grecia, Iugoslavia, Marocco, Algeria, Spagna, Portogallo e delle Azzore per lavorare a contratto nelle citta’ e nelle aree metropolitane delle regioni del Nord Europa. Molti hanno famiglia nel paese d’origine. In totale, le rimesse che spediscono a casa sono ingenti. In Turchia ed in Yugoslavia, ad esempio, gli emigranti hanno contribuito con le loro rimesse a tal punto da essere stati la principale fonte di valuta straniera, eccedendo quello che quei paesi guadagnavano dalle esportazioni e dal turismo. Tuttavia, quando i lavoratori tornavano al paese d’origine, non trovavano una situazione economica migliore. Nel 1974, quando la disoccupazione aumento’ in maniera notevole in tutto il Nord Europa per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, e un gran numero di immigrati furono licenziati e tornarono ai loro paesi d’origine – mezzo milione solo nella Germania Occidentale – i lavoratori che tornavano al paesello trovavano la medesima disoccupazione e poverta’ da cui erano scappati. La stessa situazione la trovarono quando un’altra crisi colpi’ i Paesi del Nord Europa sei anni dopo.
Si potrebbe pensare che almento i redditi ricevuti dalle rimesse avrebbe cambiato le loro economie, forse le avrebbe rimesse sulla rotta dello sviluppo, ma questo non avviene nella vita reale. Le rimesse alleviano la poverta’ delle regioni abbandonate, cosi; come ogni trasferimento dalle regioni ricche alle regioni povere. I soldi vengono usati per comprare beni importati di cui si potrebbe forse fare a meno, questo e’ tutto quello che le rimesse generano.La perdita delle rimesse dei lavoratori lontani ha imposta austerità in Iugoslavia (*)e ha anche giocato un ruolo fondamentale nella sua crisi finanziaria. Tuttavia, anche se le rimesse erano abbastanza grandi da fare tali differenze, non fecero nulla per convertire la stagnazione in sviluppo. Continua…

Una Risposta to “Emigranti”

  1. bajraktari said

    Lettera indirizzata al Ministro del Interno Roberto Maroni

    Onorevole Maroni

    Condivido pienamente il suo discorso in merito al permesso di soggiorno a punti che accentua ancora di più lo stato di cittadini di serie B come me, che i quali, a differenza sua, non partono con un elevato numero di punti per una serie di motivi che tutti conosciamo. Lei in quanto Ministro non ha mai detto una cosa civile e conveniente e costruttivo per l’interesse nazionale, per far si che chiunque lavori ed abiti stabilmente in Italia sia sempre più portato a sentirsi integrato e di conseguenza avere uguali doveri e soprattutto diritti, cosa non contenuta nei sui programmi. Tutto ciò che lei ha detto nella sua vita politica non e di buon esempio anzi e discriminatorio dei confronti dei 3 milioni di “NON ITALIANI” che portano degli enormi vantaggi al paese che li ospita e mi basta ricordarLe le nascite, i lavori umili e sotto pagati (contributi previdenziali).

    Nei confronti dei delinquenti esiste il diritto penale che se ben applicato dovrebbe essere la soluzione.

    Capisco che per allontanare il pensiero degli italiani dai problemi veri, voi dobbiate inventare tante cose e mi congratulo per la fantasia ma Le ricordo che il vero problema non sono i clienti delle prostitute, che la soluzione non è il permesso di soggiorno a punti o le impronte digitali prese ai bambini Rom. La soluzione sarebbe la dimissione di un Ministro incapace che ha ottenuto i voti sulla faccia dei pochi “NON ITALIANI” che delinquono, facendo credere ai suoi elettori che il problema del paese è il bambino Rom che ruba per mangiare o che fa il lava vetri per sopravvivere.

    Io in quanto extracomunitario mi sento offeso e ritengo immorale tutto ciò che lei decide per un paese civile com’è l’Italia.

    Le vorrei ricordare (o Le insegno) una cosa, sulla quale dovrebbe riflettere tanto, anche Flavius Petrus Sabbatius Iustinianus era un peregrino il quale nacque nel 482 d.C a Tauresium in Dardania , regione periferica dell’impero d’Oriente fra le attuali Macedonia ed Albania ma grazie a lui il diritto di tanti paesi trova radici.

    Con la speranza che Lei nello svolgere il suo compito di Ministro dell’Interno non pensi solo alla sua parte politica di provenienza ma sopratutto al bene del paese tutto di cui è responsabile, colgo l’occasione per porgerle i miei più Cordiali Saluti.

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