Cellula cancerogena in metastasi
In questi ultimi anni, molti scienziati specializzati nella ricerca sul cancro stanno studiando l’ipotesi che il cancro provenga dalle cellule staminali allo stesso modo da esse provengono i nostri organi. Una cellula staminale ha la proprieta’ di dividersi producendo due cellule figlie uguali. Una di esse rimane una cellula staminale, mentre l’altra si moltiplica in ogni tipo di cellula richiesta dall’organo in cui si trova. Fino ad oggi tutte le cellule tumorali vengono viste e trattate allo stesso modo. Le terapie studiate per uccidere le cellule tumorali non fanno distinzione fra cellule tumorali staminali e cellule cancerocene “normali. I medici si ritengono soddisfatti quando eliminano il maggior numero possibile di cellule cancerogene, quindi le terapie di cura del cancro oggi si concentrano sulla massima distruzione delle cellule. Tuttavia, se tutto quello che le terapie fanno e’ uccidere i discendenti di cellule non staminali, il problema non verrebbe eliminato. Invece di attaccare le molte cellule figlie, e’ meglio attaccare le poche cellule madri, cioe’ le cellule staminali.
L’origine del cancro e’ una condizione intrinseca negli organismi multicelluari. All’inizio della vita sul nostro pianeta, quando le creature viventi erano costituite da una sola cellula, quella cellula si riproduceva da sola dividendosi a meta’ e raddoppiandosi. Nel corpo degli animali, invece, la maggior parte delle cellule hanno fatto un “voto di castita’” e delegano la riproduzione alle cellule sessuali.
La maggior parte delle cellule negli organismi pluricelulari sono cellule somatiche specializzate in alcuni compiti ben precisi ed hanno il compito di “comparse”, cioe’ di fare in modo che gli organismi funzionino in tutte le loro parti affinche’ le cellule sessuali rigenerino la vita degli organismi nelle generazioni future. Perche’ questo accada i geni delle cellule somatiche hanno dovuto mantenere questo “voto di castita’” in un processo evolutivo durato miliardi di anni. Solo allora le cellule somatiche possono fare la loro funzione ed essere presenti in un numero appropriato per la vita degli organismi pluricellulari.
Secondo gli studi tradizionali, la formazione di un tumore deriva dal fatto che le cellule somatiche si mutano lentamente in cellule tumorali. Qualche volta queste cellule violano il loro “voto di castita’” e si riproducono in punti dove non erano programmate. Se un numero sufficiente di cellule in un punto di uno organismo rompono questo “voto” allora si sviluppa un tumore o un cancro. Il cancro, quindi, rappresenterebbe un costo inevitabile di essere un organismo multicellulare.
La scoperta delle cellule staminali ha cambiato questa teoria in maniera molto sottile, ma molto importante. Le cellule staminali furono trovate per la prima volta molto tempo fa nel sangue, ma solo recentemente si e’ chiarito che tutti i tessuti organici contengono cellule staminali. L’istinto delle cellule staminali sta a meta’ fra quello delle cellule sessuali e quello delle cellule somatiche. Esse non smettono mai di riprodursi, ma non possono sperare di riprodursi in un altro individuo come le cellule sessuali, ma quando il corpo muore, muoiono anch’esse. Tuttavia, esse sono in numero inferiore, e poiche’ nella divisione cellulare solo la cellula figlia rimane una cellula staminale, allora il numero delle cellule staminali non cresce.
La divisione del lavoro puo’ anche essere un altro tipo di meccanismo anti-cancerogeno. Essa permette che vincoli riproduttivi siano impoti a cellule somatiche, tuttavia permette al tessuto di rinnovarsi. Senza le cellule staminali, tale rinnovamenteo dei tessuti sarebbe la provincia di ogni cellula somatica, una ricetta che il modello tradizionale porterebbe al disastro tumorale. Se una cellula staminale si muta in qualcosa di maligno, e’ probabile che il risultato sia disastroso. Questa e’ l’ipotesi di cancro derivato dalle cellule staminali.
Recentemente il Professor Jeremy Rich, un neurologo dell’Universita’ di Duke a Durham nella Carolina del Nord, ha avuto un’idea. Ha impiantato in un topo il tessuto di un cancro al cervello umano e ha bombardato il topo di radiazioni, come si bombardano gli umani affetti da simile cancro. Rich ha scoperto che le cellule staminali del cancro avevano una probabilita’ di sopravvivenza maggiore delle altre cellule somatiche di quel cancro. Ne risulto’ che anche se tutte le cellule tumorali soffrivano di uguali danni al loro DNA dovuto alle radiazioni, le cellule staminali erano piu’ forti perche’ erano piu’ “brave” a riparare tali danni. Quando il Professor Rich ha trattato il topolino con una combinazione di radiazioni e di una droga che interferisce con la riparazione del DNA, tuttavia, le cellule staminali non avevano piu’ questo vantaggio. E pertanto venivano uccise assieme alle altre cellule.
Se questo risultato si applicasse anche agli esseri umani oltre che ai topi, questo aprirebbe una serie di cure. Infatti, il Dott Rich sta negoziando con varie case farmaceutiche con l’idea di fare dei test anche agli esseri umani. Ma questo non e’ facile. Gli esseri umani non sono topi.
In realta’, l’ipotesi delle cellule staminali e’ spesso criticata per essere stata provata solo negli animali. Alcuni ricercatori sono preoccupati che negli esperimenti usati per identificare quelle che si ritengono cellule staminali cancerogene sono troppo lontane dalla realta’ – le cellule del tumore umano non sopravvivono naturalmente nell’organismo dei topi – e questo potrebbe non riflettere la biologia del cancro umano.
Coloro che propongono l’ipotesi sono a conoscenza di quest’obiezione, ma pensano che dopo aver visto le caratteristiche in molti esperimenti, e’ difficile che si sbaglino del tutto. La vero prova del fuovo sara’ vedere se pazienti umani riusciranno a sopravvivere.
Al momento gli scienziati sono molto cauti. Essi hanno visto molte cure per il cancro che si credevano miracolose, svanire in una nuvola di delusione. La prova che questa cura avra’ successo arrivera’ da una piu’ lunga sopravvvenza dei malati di cancro. Ma se l’ipotesi delle cellule staminali e’ corretta, avra’ il grande pregvio di unificare e semplificare la comprensione di cos’e’ il cancro. E naturalmente di sperare che esso venga sconfitto.