Un recente studio ha deciso di classificare le citta’ piu’ Globali del mondo. Zurigo, Copenhagen e Vancouver sono ai vertici della vivibilita’, ma sono praticamente spopolate se si paragonano a New York, Londra o Tokyo.
La classifica qui sotto tiene conto della capacita’ delle citta’ di facilitare l’integrazione, l’interazione fra culture e classi socieli diverse e di creare nuove idee che formeranno il futuro.
Per un giovane che volesse emigrare in una nuova citta’ per trovare opportunita’ di vita e di lavoro, questa classifica e’ piu’ utile di altre classifiche proposte di recente.
Per maggiori riferimenti culturali a questo tipo di classifica, si puo;’consultare il sito della Professoressa di sociologia urbana Saskia Sassen. Sotto, la classifica delle citta’ dove emigrare.
La tabella qui sotto presenta le maggiori aree di consumo e di produzione di petrolio lo scorso anno. I dati sono espressi in percentuale al totale prodotto e consumato.
Quando Otto von Bismarck introdusse la prima pensione per i lavoratori con piu di 70 anni di eta’ nel 1889, l’aspettativa di vita di un Prussiano era di 45 anni.
Nel 1908, quando Lloyd George introdusse il pagamento di cinque scellini per tutti i poveri Britannici con piu’ di 70 anni, l’aspettativa di vita di un Britannico era di 50 anni.
Nel 1935, quando l’America introdusse le pensioni a 65 anni di eta’, l’aspettativa di vita di un Americano era di 62 anni.
Oggi in Italia l’eta’ della pensione dura circa un quarto di secolo e pesa per il 14% del PIL.
Se combiniamo questo sistema bislacco di pensioni-regalie al fatto che nascono sempre meno bambini, che ci piaccia o no, le cose devono cambiare.
I lavoratori devono rassegnarsi a lavorare piu’ a lungo e i datori di lavoro devono smettere di discriminare lavoratori anziani.
La Danimarca ha alzato l’eta’ pensionabile a 70 anni. Questa e’ la strada.
Un recente studio ha preso in considerazione gli effetti del riscaldamento globale su varie grandi citta’ portuali. Tali citta’ vedranno nei prossimi anni un aumento della popolazione e dell’urbanizzazione, ma per via del cambiamento climatico e dell’innalzamento dei mari subiranno anche maggiori inondazioni e uragani.
Oggi almeno quaranta milioni di persone e circa il 5% del PIL mondiale sono a rischio. Entro il 2070 almento centocinquanta milioni di persone e circa il 10% del PIL mondiale potrebbero essere a rischio. Ma le previsioni potrebbero non essere cosi’ rosee.
La tabella qui sotto mostra le 20 citta’ con maggior rischio per numero di abitanti oggi e nel 2070.
Posizione
Nazione
Citta’
Popolazione a rischio oggi
Popolazione a rischio nel 2070
1
INDIA
Kolkata (Calcutta)
1,929,000
14,014,000
2
INDIA
Mumbai (Bombay)
2,787,000
11,418,000
3
BANGLADESH
Dhaka
844,000
11,135,000
4
CHINA
Guangzhou
2,718,000
10,333,000
5
VIETNAM
Ho Chi Minh City
1,931,000
9,216,000
6
CHINA
Shanghai
2,353,000
5,451,000
7
THAILAND
Bangkok
907,000
5,138,000
8
MYANMAR
Rangoon
510,000
4,965,000
9
USA
Miami
2,003
4,795,000
10
VIETNAM
Hai Phòng
794,000
4,711,000
11
EGYPT
Alexandria
1,330
4,375,000
12
CHINA
Tianjin
956,000
3,790,000
13
BANGLADESH
Khulna
441,000
3,641,000
14
CHINA
Ningbo
299,000
3,305,000
15
NIGERIA
Lagos
357,000
3,229,000
16
CÔTE D’IVOIRE
Abidjan
519,000
3,110,000
17
USA
New York-Newark
1,540,000
2,931,000
18
BANGLADESH
Chittagong
255,000
2,866,000
19
JAPAN
Tokyo
1,110,000
2,521,000
20
INDONESIA
Jakarta
513,000
2,248,000
La tabella qui sotto mostra il riscgio per la ricchezza delle citta’ costiere oggi e nel 2070.
Nel 2027, a trent’anni dalla ratifica del trattato di Kyoto, Matthew Glass si immagina il mondo cosi’:
* Il Sud Europa e’ un deserto assediato da flotte di immigrati civili Africani. Gli Eserciti del Sud Europa, controllati da regimi sempre piu’ xenofobi, tentano di affondare tali flotte
* L’Amazzonia brucia da ormai quattro anni senza che nesuno possa farci nulla
Il video qui sotto rappresenta il mio Michael Jackson preferito. Al video segue il testo.
Lovely Is The Feelin’ Now
Fever, Temperatures Risin’ Now
Power (Ah Power) Is The Force The Vow
That Makes It Happen It Asks No Questions Why (Ooh)
So Get Closer (Closer Now)
To My Body Now Just Love Me
‘Til You Don’t Know How (Ooh)
Keep On With The Force Don’t Stop
Don’t Stop ‘Til You Get Enough
Touch Me And I Feel On Fire
Ain’t Nothin’ Like A Love Desire (Ooh)
I’m Melting (I’m Melting)
Like Hot Candle Wax Sensation (Ah Sensation)
Lovely Where We’re At (Ooh)
So Let Love Take Us Through The Hours
I Won’t Be Complanin’
‘Cause This Is Love Power (Ooh)
Keep On With The Force Don’t Stop
Don’t Stop ‘Til You Get Enough
Heartbreak Enemy Despise
Eternal (Ah Eternal)
Love Shines In My Eyes (Ooh)
So Let Love Take Us Through The Hours
I Won’t Be Complanin’ (No No)
‘Cause Your Love Is Alright, Alright
Keep On With The Force Don’t Stop
Don’t Stop ‘Til You Get Enough
Lovely Is The Feeling Now I Won’t Be Complanin’ (Ooh Ooh)
The Force Is Love Power
Keep On With The Force Don’t Stop
Don’t Stop ‘Til You Get Enough
Per comprendere il motivo per cui il problema della sovranita’ sia emerso seriamente in Quebec, dobbiamo osservare due citta’: Montreal e Toronto. Queste due citta’ sono responsabili per cio’ che sta accadendo in Quebec. Entrambe hanno convertito il Quebec in qualcosa di simile ad una nuova nazione, anche se ha uno stato di capitale di una provincia. Nessuno aveva pianificato un simile esito. Nessuno si e’ reso conto di cosa stava trasformando il Quebec. Gli eventi che portarono alla trasformazione sono piuttosto recenti. Tali eventi risalgono piu’ o meno allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1939 e all’inizio dell’economia di guerra in Canada.
Iniziamo da Montreal, Fra il 1941 ed il 1971, Montreal ebbe un’enorme crescita economica. In quei trent’anni la citta’ raddoppio’ la sua popolazione, arrivando a due milioni di abitanti. Gli immigranti provenienti da altre nazioni contribuirono alla crescita di Montreal; allo stesso modo contribuirono anche gli immigranti provenienti da altre parti del Canada. Parte della crescita era dovuta anche all’aumento delle nascite della popolazione locale di Montreal. Ma la maggior parte dell’aumento delle popolazione fu determinato da un influsso di persone dalle aree rurali e dalle piccole citta’ del Quebec.
Gli abitanti delle zone rurali e delle piccole citta’ del Quebec avevano gia’ una storia di emigrazione. Alcuni di loro si erano gia’ trasferiti a Montreal, a Quebec City e nel New England, ma l’emigrazione verso Montreal ebbe una radicale impennata fra il 1941 ed il 1971.
Gli emigranti di lingua Francese verso Montreal trascorsero gli anni ’40 e gli anni ’50 a ritrovarsi l’uno con l’altro. La “rivoluzione quieta” nacque dalla rete delle relazioni fra queste famiglie: nuove interazioni e comunita’ d’interesse nella citta’ di Montreal; nell’arte, nella politica, nella vita lavorativa e nell’educazione. La cultura Francese a Montreal era in un quieto fermento mentre la gente costruiva relazioni, ambizioni e idee che non avrebbero mai potuto cimentarsi in piccole citta’, anche nella piccola citta’ capitale di Quebec city.
Negli anni ’60 l’evidenza di questo fermento si rivelo’ nella fioritura del teatro, del cinema, della televisione e dei film di lingua francese. IL talento ed il pubblico si ritrovarono l’un l’altro. C’era un crescente numero di lettori di libri e di periodici di lingua Francese nel Quebec; gli scrittori ed i lettori si ritrovavano l’un l’altro. Più o meno contemporaneamente, per una serie di ragioni, nuove opportunita’ si aprivano per gli abitanti Francesi del QUebec nel mondo delle professioni e del commercio. La piu’ importante di queste ragioni era la crescita di Montreal stimolata dalla produzione bellica e dai servizi ad essa connessi. poi dall’afflusso di impianti industriali riconvertiti dopo la guerra dalla crescita del commercio con altre parti del Canada e con gli Stati Uniti. Montreal mantenne una rapida crescita economica durante tutti gli anni ’60 e mentenne un’espansione esuberante – o un’espansioe che sembrava tale – grazie ad eventi come l’Expo, le Olimpiadi ed una varieta’ di programmi per la crescita stimolati dal settore pubblico.
Fino alla fine degli anni ’60 Montreal sembrava quella che era stata per circa due secoli: una citta’ Inglese che conteneva molti abitanti e lavoratori di lingua Francese. Ma in realta’ gia’ nel 1960 Montreal era diventata una citta’ Francese che conteneva molti lavoratori ed abitanti di lingua Inglese. Quando il Canada si rese conto della trasformazione di Montreal ormai tale trasformazione era stata completata.
Nel Quebec rurale, la roccaforte della cultura e delle tradizioni Francesi, un altro tipo di quieta rivoluzione stava prendendo piede. Dai villaggi agricoli e dalle piccole citta’ centinaia di migliaia di persone, specialmente giovani si riversavano verso Montreal in cerca di un futuro e di una vita migliore. Questa onda di Francesi verso Montreal porto’ con se i propri effetti sull’educazione e sulle aspirazioni dei Francesi. Coloro che erano in cerca di una vita migliore a Montreal avevano davanti a se’ opportunita’ che erano inimmaginabili per i propri genitori o per i propri nonni.
La vita cambio’ anche per coloro che rimasero nei villaggi in campagna. Il mercato di Montreal per i beni agricoli si espanse rapidamente. Un milione in piu’ di cittadini dovevano mangiare e il bisogno di nutrire tutti questi nuovi cittadini aumento il commercio di Montreal con le campagne; molto piu’ denaro cittadino veniva investito e speso nelle campagne. Non solo in cibo, ma anche in materiale da costruzione, vacanze in campagna e altri beni e servizi dalle campagne del Quebec inondavano il mercato di Montreal.Con l’aumento del commercio fra le campagne del Quebec e Montreal aumentava il desiderio dei giovani di campagna di emigrare in citta’ e gli abitanti delle campagne rimasti cercavano di trovare modi per risparmiare la fatica del lavoro agricolo. Pertanto aumento’ il mercato di macchine agricole come trattori, trebbiatrici, irrigatori ed altre apparecchiature elettriche nei piccoli paesi dove fino a poco tempo prima non c’erano i soldi per comprare questi macchinari. Alcuni dei proventi del commercio con Montreal venivano spesi dagli agricoltori del Quebec per beni di consumo che poco prima sarebbero stati considerati un lusso irraggiungibile. Alcuni proventi vennero depositati in banca.
Questi cambiamenti ebbero un profondo effetto sulla vita religiosa del Quebec. Contrariamente a quanto molti ritenevano, la rivoluzione religiosa del Quebec che si verifico’ con la perdita di autorita’ della Chiesa Cattolica, non fu una causa dai cambiamenti rurali e cittadini di cui sopra, ma ne fu l’effetto. I preti non avevano piu’ l’ultima parola sulle cose del mondo quando ormai tutti avevano un parente o un conoscente che aveva ricevuto un’educazione secolare all’Universita’ di Montreal; o in insediamenti dove gli emigranti ritornavano per partecipare a matrimoni, funerali e riunioni familiari; in in insediamenti dove la gente vedeva film quando andavano in citta’ e sentivano la radio a casa, o addirittura iniziavano a guardare la televisione; o in insediamenti dove i cambiamenti della vita economica quotidiana ed i metodi lavorativi avevano distrutto i legami dei metodi tradizionali di produzione.
La grande forza della crescita di Montreal stava minacciando la vecchia cultura delle campagne e stava irradiando alle campagne una nuova cultura cittadina.
Il nostro lavoro sta diventando sempre piu’ surreale e sempre meno reale. Lavorando in un ufficio, spesso e’ difficile vedere i frutti concreti dei nostri sforzi. Cosa esattamente abbiamo realizzato giorno per giorno? quando la catena causa-effetto e’ sempre piu’ opaca e la responsabilita’ e’ sempre piu’ diffusa, la nostra esperienza vaga e surreale. Spesso ci sentiamo alienati. Esiste un’alternativa piu’ “reale”?
La scuola sta perdendo le competenze per insegnare materie pratiche. Al contrario la scuola insegna sempre piu’ materie teoriche visto che tutti oggi sembra che tutti vogliano fare lavoro intellettuale. Il sogno di tutti i genitori e’ di mandare i propri figli all’universita’ e poi a lavorare in qualche ufficio. Tale sogno e’ il frutto di una visione del mondo in cui lasciamo la realta’ materiale per una realta’ virtuale della nuova economia informatica. Tuttavia molti lavori “intellettuali” spesso sono piu’ snervanti dei lavori manuali e spesso ci ritroviamo ad ammirare le persone che sanno ancora usare la propria manualita’: meccanici, idraulici, muratori, parrucchieri, artisti.
Spesso idealizziamo questi lavoratori e li consideriamo piu’ “romantici” perche’ implicitamente riteniamo che i lavoratori che usano le proprie mani non abbiano alternative. Tali lavoratori corrono piu’ rischi di infortuni sul lavoro, ma forse i loro lavori rispondono a bisogni umani piu’ essenziali, i loro lavori manuali sono piu’ reali. E dietro alla nostra gratutidine ed ammirazione forse si nasconde anche un po’ d’invidia.
Nell’attuale crisi economica, i meccanici hanno visto aumentare i loro affari visto che la gente preferiva riparare la propria vecchia auto anziche’ comprarne una nuova. Certo l’attuale crisi prima o poi finira’, ma ci sono anche diversi cambiamenti in atto nell’economia che porteranno molti lavori manuali a prosperare. Gli idraulici, gli elettricisti, i meccanici diventeranno lavori sempre piu’ ricercati. Spesso idraulici, muratori e meccanici guadagnano molto piu’ di un impiegato d’ufficio.
Secondo alcuni esperti, in futuro la differenza cruciale nel mercato del lavoro emergera’ non tanto fra chi avra’ piu’ o meno educazione, ma fra chi potra’ offrire i propri servizi attraverso una connessione internet e chi dovra’ farlo di persona. Coloro che dovranno consegnare tali servizi di persona avranno una vita piu’ facile e piu’ al riparo dalla concorrenza. Dopotutto non si puo’ martellare un chiodo, smontare una marmitta o aggiustare un lavandino via Internet, bisogna farlo di persona. Un ingegnere residente all’estero puo’ risolvere molti problemi, ma non puo’ riparare l’auto del vicino sotto casa.
Se l’obiettivo e’ guadagnarsi da vivere forse non e’ proprio vero che un diciottenne debba per forza iscriversi all’universita’. Alcuni giovani sono forzati ad un’educazione universitaria contro la propria voglia e contro le proprie inclinazioni e spesso preferirebbero imparare a costruire o riparare cose materiali. Un giovane brillante che scegliesse di diventare un meccanico anziche’ accumulare credenziali accademiche e’ generalmente visto come un eccentrico o addirittura come qualcuno che voglia auto-distruggersi. I genitori sono ansiosi di far superare ai propri figli le varie porte del successo controllate da prestigiose istituzioni scolastiche e accademiche.
Alla fine e’ il nostro personale interesse e non l’umilta’ o la vocazione per gli altri a decidere se fare un lavoro intellettuale o un lavoro manuale. Una vita piena di soddisfazioni si puo’ realizzare in molti modi. La varieta’ dei modi in cui la pienezza della vita puo’ realizzarsi e’ spesso difficile da scorgere se rinchiudiamo le nostre aspirazioni solo in certi canali. Ma le perplessita’ che stanno sorgendo con questa crisi economica portano molte persone a farsi molte domande e forse ad allargare quegli orizzonti che prima parevano piu’ angusti. E cosi’ si riscopre il lavoro manuale e, attraverso esso, anche la bellezza e la varieta’ della vita.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un aumento della disuguaglianza tra ricchi e poveri. Nei Paesi Ricchi un numero relativamente esiguo di persone ha avuto modo di arricchirsi molto, mentre la maggioranza si e’ vista ridurre il potere d’acquisto dei propri salari. Fra le possibili cause dell’aumento di questa disuguaglianza ci sono:
• il cambiamento tecnologico
• l’aumento degli scambi commerciali con l’estero (la cosidetta globalizzazione)
• l’immigrazione
• la diminuzione del peso dei sindacati
Come si possono fermare o rallentare queste disuguaglianze? E’ difficile dare una risposta breve, chiara e coincisa ad un problema cosi’ complesso, ma sembra che l’ istruzione e l’educazione siano la chiave per risolvere questo problema. L’educazione non dovrebbe fermarsi solo all’interno di scuole ed universita’, ma dovrebbe continuare anche all’interno dei luoghi di lavoro.
L’economia dei Paesi Ricchi si e’gia’ trasformata da industriale a terziaria. La produzione e’ diventata piu’ complessa attraverso catene di montaggio “globali” che richiedono competenze avanzate.
Ma quali sono queste competenze? Alcuni ritengono che ci sia bisogno di
• conoscenza dell’informatica
• lingue straniere
• capacita’ di condurre un progetto portato avanti da un gruppo di persone che risiedono in citta’ o Paesi diversi
Basteranno educare i lavoratori a queste competenze o ci vorra’ anche altro?
Io non credo che l’altro giorni il Primo Ministro Italiano sia volato a Washington per discutere con il presidente Americano solo dello scambio di tre detenuti e dello spostamento di qualche centinaio di soldati.
Piuttosto, riterrei cha i due abbiano parlato a lungo del mistero dei Kennedy bonds. Un’interessante interpretazione di questo mistero si trova qui.
Un altro spunto Jacobiano della bravissima Debora. Per l’Italia, tuttavia, suggerirei l’esempio della Germania, piuttosto che quello della Rust Belt USA.
Ogni otto anni la capacita’ delle reti di telecomunicazioni attraversa una vera e propria rivoluzione. Negli ultimi otto anni la velocita’ media delle connessioni nei paesi ricchi e’ e’ aumentata di circa 200 volte.
Come nel 1700 si costruirono canali e nel 1800 si costruirono ferrovie per creare sviuppo economico, oggi si devono costruire autostrade informatiche usando fibre ottiche e una nuova generazione di reti cellulari.
In Italia il Sottosegretario alle Telecomunicazioni ha presentato un rapporto realistico anche se piuttosto vago e per molti versi deprimente dove si parla di reti superveloci che copriranno il 65% della popolazione solo nel 2016.
Per vedere il dato sulla velocita’ media della connessione a banda larga nei maggiori paesi cliccare qui.
Anche se spesso non ce ne accorgiamo, quando navighiamo Internet siamo minacciati da pirati informatici che usano i nostri computer per danneggiare noi stessi o per danneggiare altri utenti. Spesso i pirati Informatici sono controllati dalla criminalita’ organizzata internazionale.
Una delle organizzazioni che si occupano di proteggere il web si chiama Spamhaus. Secondo Spamhaus il 90% delle e-mail circolanti sono costituite da spam. Ma vediamo brevemente i termini piu’ comuni del crimine web, una serie di crimini che coinvolge anche la criminalita’ organizzata in diversi paesi:
* Spam: Messaggi di posta elettronica non richiesti. Spesso prendono anche la forma di instant messaging, blogs e messaggi SMS sui telefoni cellulari. Qui la classifica dei dieci peggiori Internet Service Provider per spam.
* Malware: Software progettato per danneggiare un sistema operativo senza il consenso del proprietario. La societa’ Symantec, che si occupa di sicurezza su Internet, ritiene che attualmente ci sono piu’ programmi malware pubblicati ogni giorno che software legittimi. Tipici programmi malware prendono anche il nome di virus o Cavalli di Troia.
* Phishing : Tentativo fraudolento di acquisire informazioni personali come password, dettagli bancari o numeri di carte di credito. Generalmente l’utente riceve un’email che dirige l’utente ad un sito fasullo – che appare come il sito originale di una banca o di un’organizzazione – dove si richiedono dettagli personali.
* Botnets: Una rete di computer che sono stati invasi attraverso messaggi spam e vengono controllati remotamente da criminali. Questi computer vengono a loro volta usati per inviare spam ad altri computer. La maggior parte degli utenti non sa che i propri computer sono stati infettati. Secondo Symantec piu’ di 9 milioni di macchine sono state infettate nel solo 2008.
Il video qui sotto mostra come Xbox intende combattere la battaglia per la supremazia del videogiococontro la Wii della Nintendo. L’inventore di questa console e’ un ingegnere Brasiliano.
Il graffitaro Banksy espone per la prima volta le sue opere in una galleria pubblica. Mantenendo sempre il suo anonimato, decide di regalare questa mostra alla sua citta’ natal, Bristol.
Banksy ha dichiarato: “Per la prima volta i soldi delle tasse degli inglesi vengono usati per appendere le mie opere alle pareti anziche’ distruggerle.”
L’Istituto Middlebury da qualche anno si occupa dello studio dei movimenti secessionisti negli Stati Uniti. L’idea di partenza e’ che l’impero Americano e’ al collasso e che entita’ politiche piu’ piccole, sviluppate attorno alle citta’ sono piu’ al passo con le sfide del futuro: fine del petrolio, inquinamento, riduzione di scorte alimentari, inflazione del dollaro e riscaldamento globale.
Per questo e’ necessaria un’economia che si rivolga piu’ alle citta’ e meno alle multinazionali come Walmart, Exxon o McDonald’s che controllano i politici ed il governo di Washington. Queste idee sono profondamente affini al pensiero di Jane Jacobs e di questo blog a lei dedicato, che si occupa tradurre in Italiano il suo pensiero.
Fra i vari movimenti emersi da un recente congresso c’e’ quella di creare una piccola confederazione di Stati del Nord Est separati dagli Stati Uniti sul modello della Danimarca.
La Carolina del Sud ha anch’essa il proprio movimento independentista, questa volta improntato ad una forte matrice religiosa.
Poi c’e’ la Lega del Sud che ha l’obiettivo di confederare tutti gli Stati del Sud degli Stati Uniti in una repubblica indipendente.
Piu’ ad Ovest un’iniziativa partita dalla citta’ di San Diego intende secedere dalla California USA ed annettersi un pezzo di California Messicana in una mega regione chiamata Cali Baja.
Altri movimenti independentisti si trovano presso le Hawaii, Alaska e negli Stati del Nord e del Nord Ovest con la Repubblica di Cascadia.
Fino all’anno scorso, la bomba del debito pubblico interessava solo due Paesi Ricchi: Giappone e l’Italia. Oggi, dopo la crisi del 2008 che ha portato i governi dei Paesi Ricchi a salvare le loro banche e a cercare di stimolare loro economie, il problema della bomba del debito pubblico riguarda quasi tutti i Paesi Ricchi.
2) Debito al netto delle partecipazioni pubbliche in percentuale al PIL nel 2007
3) Previsioni del debito pubblico nel 2014 dopo gli interventi anti-crisi del 2008
4) Manovre finanziarie in percentuale al PIL per riportare il debito a livelli sostenibili (debito al 60% del PIL)
Per l’Italia si tratterebbe di manovre di almeno 50 miliardi di euro all’anno.
Debito pubblico / PIL 2007 (%)
Debito pubblico meno partecipazioni pubbliche / PIL 2007 (%)
Debito Pubblico / PIL 2014 (%)
Manovre finanziarie necessarie / PIL (%)
Australia
15.4
-6.0
16.6
1.2
Gran Bretagna
46.9
30.2
87.8
5.7
Canada
64.1
23.4
66.2
1.0
Francia
70.1
34.4
89.7
4.5
Germania
65.5
44.5
91.0
1.8
Italia
113.2
87.6
129.4
4.8
Giappone
170.6
85.9
234.2
14.3
Corea del Sud
28.9
-37.7
51.8
-0.7
Spagna
42.7
19.1
69.2
3.1
Stati Uniti
62.9
43.0
106.7
3.5
Dove si troveranno tutti questi soldi? Non e’ chiaro nel dettaglio. Le strade percorribili secondo gli economisti tradizionali sono solo e sempre quattro: