Le cittá sono la ricchezza delle nazioni

Un nuovo modo di vedere l’economia

Archive for the ‘duecento anni di teorie economiche da buttare’ Category

Scarpe in testa al Fondo Monetario

Posted by janejacobs su ottobre 1, 2009

governatori delle economie mondiali  meritano una simbolica scarpata in testa perche’ non sono in grado di governare l’economia e continuano a sbagliare l’unita’ di misura con cui governarla.

Continua…

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Paul Hawken ed il ruolo delle citta’

Posted by janejacobs su settembre 6, 2009

A conclusione di un intervento di presentazione del libro The Great New Transformation, Paul Hawken definisce cosi’ il ruolo delle citta’:

“Le multinazionali hanno troppo potere, ma l’impresa privata manterra’ comunque un ruolo importante. I governi centrali sono inefficienti, ma ci sara’ sempre bisogno di governo. Oggi non ci sono piu’ compartimenti stagni e le imprese ed i governi lavorano sempre piu’ spesso a fianco di movimenti non governativi no profit per risolvere i problemi pratici delle comunita’ e dell’ambiente. Stiamo assistendo ad una fusione e sistemizzazione di intelligenze provenienti da comparti diversi. I governi locali si stanno rivolgendo sempre piu’ alle persone che hanno intelligenze, capitale umano ed esperienze in grado di trasformare le citta’ in cui viviamo.

Le citta’ sono state il centro nevralgico dello sviluppo umano e lo saranno anche nel prossimo secolo. Gli uomini sanno intuitivamente ed istintivamente che bisogna trasferirsi e far prosperare le citta’ perche’ e’ li che l’uomo fa avanzare il progresso ed e’ li’ che l’uomo ha un impatto meno traumatico sull’ambiente.

Oggi c’e’ uno straordinario movimento per reinventare le citta’ in modo tale che siano luoghi dove sempre piu’ fiorisca l’ingegno ed il progresso. Questo rinnovamento e’ ancoda piu’ importante alla luce del difficile momento di transizione in cui stiamo vivendo.”

Paul Hawken ha compreso Jane Jacobs.

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Resistenza al G20. Pittsburgh 22-25 Settmbre 2009

Posted by janejacobs su agosto 27, 2009

Questo blog e’ anti-globale e a favore di uno sviluppo armonico, originale e indipendente delle citta’ come soggetto primario della vita economica. Pertanto ci associamo alla resistenza contro le forme di governo economico nazionale e sovranazionale (G8, G20 e compagnia).

A tal fine presentiamo un gruppo di resistenza al G20 chiamato http://www.resistg20.org.

Questo gruppo di resistenza coordinera’ le proteste non violente al prossimo G20 di Pittsburgh.

Giovedi’ 22 Settembre http://www.resistg20.org ed altri gruppi anti G20 si riuniranno nella parte orientale di  Pittsburgh. I gruppi cittadini accoglieranno i gruppi di coloro che provengono da fuori citta’. Tutti saranno invitati a parlare e raccontare le loro storie. Si mangera’, si discutera’ e si fara’ musica.

Mercoledi’ 23 Settembre altre organizzazioni di Pittsburgh organizzeranno una  marcia di protesta nella quale cappucci neri alla black block saranno vietati.

Giovedi’ 24 Settembre si terra’ una marcia verso il Centro Conferenze David Lawrence dove i politici del G20 terranno il loro sumit.

Venerdi’ 25 Settembre  si terranno manifestazioni sparse per la citta’. Resist G20 cerchera’ di coordinare la logistica al fine di riempire la citta’ di piccole e capillari manifestazioni.

I principali obiettivi dei manifestanti saranno:

  • Difesa delle comunita’ locali contro l’occupazione dello Stato

 

  • Liberare gli spazi cittadini occupati dai simboli del neo-liberismo sia durante che dopo il G20

 

  • Creare manifestazioni di disturbo non violente per opporsi  al G20 e agli interessi industriali e finanziari che lo controllano

 

  • Connettere le manifestazioni anti-G20 ad altri problemi globali

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La banca dei parmigiani

Posted by janejacobs su agosto 12, 2009

Per combattere la crisi ed aiutare i produttori agricoli del proprio territorio, una banca Emiliana ha iniziato a concedere prestiti chiedento in pegno, invece di contanti, titoli o immobili, i parmigiani.

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Indebitarsi

Posted by janejacobs su aprile 3, 2009

Indebitarsi per acquistare beni che non ci si puo’ permettere crea una falsa sensazione di prosperita’.

 

E’ come importare il futuro nel presente. Ma non e’ il futuro vero che si importa, bensi’ una versione grottesca e siliconata di esso.

 

Il debito compra uno sprazzo di prosperita’ che non e’ stata guadagnata.

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G20 communique’

Posted by janejacobs su aprile 2, 2009

Il risultato del summit dei G20 di Londra e’ leggibile in 9 pagine di un documento chiamato communique’.

Gli impegni presi nel communique’ sembrano condivisibili e senz’altro sono vaghi e poco concreti.

Entro la fine dell’anno ci sara’ un altro G20 dove i Grandi confronteranno i progressi fatti in casa propria.

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G20 a Londra, pesce d’Aprile

Posted by janejacobs su aprile 1, 2009

La manifestazione del G20 contro la City di Londra si e’ conclusa con successo. I manifestanti hanno inscenato una protesta trasportando metaforicamente i quattro cavalli dell’Apocalisse nel cuore della City, nella Banca d’Inghilterra. Il Cavallo Rosso rappresentava la guerra, il Cavallo Verde il caos del clima, il Cavallo Argento i crimini finanziari ed il Cavallo Nero contro la speculazione edilizia. Purtroppo si e’ visto qualche episodio di violenza. La maggior parte dei partecipanti alla manifestazione sembrava piu’ intenta a fotografare con i propri telefonini cio’ che stava accadendo intorno a loro piuttosto che a gridare slogan o cori di proteste.

Continua…

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Manifestazioni G20 a Londra

Posted by janejacobs su marzo 27, 2009

Per chi si trovasse a Londra durante il vertice del G20 e volesse manifestare contro il G20, contro i banchieri, i produttori di armi o le compagnie petrolifere, potra’ trovare su questa mappa un calendario degli eventi.

Ce n’e’ per tutti i gusti.

Il video qui sotto riporta un servizio della BBC, la TV britannica, sulla manifestazione di Sabato 28 Marzo 2009.

Maggiori informazioni sulle manifestazioni si possono trovare su questi siti:
http://www.putpeoplefirst.org.uk (con immagini della manifestazione del 28 marzo)

http://www.g-20meltdown.org  (con video di chiamata a raccolta qui sotto)

http://www.climatecamp.org.uk/g20 

http://www.campaigncc.org

http://stopwar.org.uk

http://www.altg20.org.uk 

http://www.artnotoil.org.uk

http://www.fossilfoolsdayofaction.org/2009/category/frontpage/

http://www.youthfightforjobs.com/action

Continua…

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La crisi finanziaria del 1907

Posted by janejacobs su ottobre 31, 2008

J.P. Morgan

Per gli appassionati di crisi finanziarie, suggerisco la lettura di questo breve racconto sulla crisi finanziaria del 1907. Quello che avvenne negli USA nel 1907 e’ molto simile a quello che sta accadento oggi a tutta l’economia mondiale.

Il 1907 fu l’anno del panico dei banchieri di New York a causa di una crisi finanziaria che coinvolse gli Stati Uniti quando la Borsa di New York perse la meta’ del suo valore rispetto all’anno precedente. Tale panico avvenne in un periodo di recessione economica e produsse panico fra i risparmiatori che ritirarono i loro soldi e liquidarono i loro investimenti da banche e da societa’ finanziarie. Il panico iniziato a New York si allargo’ in tutti gli Stati Uniti quando molte banche locali e nazionali fecero bancarotta. La prima causa della crisi finznaizria fu una crisi di liquidita’ delle banche di New York che persero la fiducia dei risparmiatori e l’assenza di una autorita’ che potesse salvare le banche e i depositanti dalla bancarotta.

La crisi si scatano’ in Ottobre quando alcuni investitori non riuscirono a spingere al rialzo il prezzo di un grosso produttore di rame: United Copper Company. Il fallimento di questa speculazione porto’ a grosse perdite alle banche che prestarono soldi agli speculatori. Uno di questi speculatori si chiamava Knickerbrocker Trust Company, ed era la piu’ grande societa’ finanziaria del suo tipo a Wall Street. Il collasso di Knickerbocker genero’ paura in tutte le societa’ finanziarie e banche che si affrettarono a ritirare I loro depositi dalle banche di New York. I lpanico si estede in tutto il paese e colpi’ un grande numero di risparmiatori.

Tale panico si saraebbe esteso fino al collasso del sistema finanziario se non fosse stato per l’intervento del finanziere J.P. Morgan che garanti’ con il suo immenso patrimonio numerose banche e persuase altri grandi banchieri americani a fare lo stesso. A quel tempo gli Stati Uniti non avevano una banca centrale come oggi che potesse iniettare piu’ soldi nel sistema finanziario. Nel Novembre 1907 il contagio finanziario era finito, tuttavia una crisi ulteriore si ebbe quando una grande societa’ finanziario si indebito’ pesantemente dando in garanzia le azioni della Tennessee Coal, Iron and Railroad Company. Il collasso di questa societa’ fu evitato grazie ad una legge approvata dal presidente Theodore Roosevelt che cancello’ temporaneamente la legge anti-trust. L’anno seguente, il Sentaore Nelson W. Aldrich stabili’ una commissione d’inchiesta per capire cosa accadde effettivamente in questa crisi e proporre possibili soluzioni. Una di queste soluzioni fu la creazione della Federal Reserve, la Banca Centrale USA.

 

Negli anni successivi J.P. Morgan porto’ la sua testimonianza sulla crisi ad una commissione speciale incaricata dal Parlamento americano. Quando il parlamentare Untermyer chiese a Morgan se i suoi prestiti fossero basati sulla proprieta’ o sui contanti, Morgan rispose che in realta’ erano basati sul carattere. Il carattere e’ piu’ importante dei soldi o delle proprieta’ per un banchiere perche’ i soldi non possono comprare il carattere. Secondo Morgan: “Un uomo che non merita la mia fiducia non potra’ ottenere da me alcun prestito nemmeno se porta in garanzia tutti i titoli finanziari del mondo.”

 

da wikipedia

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Il protocollo di Modena

Posted by janejacobs su ottobre 1, 2008

Circa due mesi fa un gruppo di rilevanti personalita’ istituzionali Russi ed Italiani si sono incontrati a Modena dove hanno “partorito” un’agenda economica molto ambiziosa. Elenco i punti principali:

1. Riformare l’attuale sistema di cambi che include la reintroduzione dei cambi fissi, la correlazione dei cambi alle riserve auree, controlli governativi dei flussi di capitali internazionali (come in Cina), creazione di un sistema creditizio a bassi tassi di interesse che finanziera’ progetti produttivi a lungo termine e punira’ la speculazione finanziaria

2. Riformare il sistema finanziario internazionale attraverso la regolamentazione degli strumenti derivati, abolire i paradisi fiscali, proibire speculazioni agli hedge funds, aumentare le tasse sulle transazioni finanziarie, aumentare i controlli per le banche.

3. Riformare il WTO (l’organizzazione del commercio mondiale) che ha tolto la regolamentazione alla produzione ed al commercio diminuendo l’efficienza e la produttivita’ del sistema economico mondiale, promuovere gli investimenti in infrastrutture, incentivare maggiormente gli investimenti produttivistabilire protezioni sindacali ed ambientali con le organizzazioni sindacali ed ambientali a livello globale.

 

Fonte: wedf

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Nuove monete USA

Posted by janejacobs su settembre 28, 2008

Sul blog di Jacopo Fo ho trovato un video che mostra come una comunita’ New Yorchese abbia introdotto con successo una moneta locale a fianco del dollaro creando ricchezza per la comunita’. “Le citta’ sono la ricchezza delle nazioni” tratta diffusamente questo tema a questo link. In Italia si sta cercando di fare qualcosa di simile qui.

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Finito il capitalismo, inizia la Transizione

Posted by janejacobs su settembre 28, 2008

Nancy Pelosi, Henry Paulson ed Harry Reid annunciano la fine del capitalismo

Il 28 Settembre 2008 e’ ufficialmente finito il

alismo. Al suo posto nasceranno tanti nuovi movimenti e ideologie. Uno dei nuovi movimenti piu’ interessanti e’ il movimento della Transizione, che ci viene spiegato qui sotto da Jacopo Fo. Invito i lettori ad apprezzare la somiglianza dei principi di questo nuovo movimento con quelli di: “Le citta’ sono la ricchezza delle nazioni” di Jane Jacobs. Buona lettura e buona Transizione a tutti!

“Siamo in una grande crisi finanziaria e energetica. Il petrolio che resta nei giacimenti è sempre di meno, sempre più sporco, sempre più in profondità, quindi più caro da estrarre e raffinare. Fra poco (dire esattamente quanto in realtà è difficile, c’è chi dice un anno…) entreremo in una fase di verticalizzazione del costo del carburante e dell’energia elettrica e quindi la nostra società entrerà in una fase ben più grave di crisi.
Il Movimento delle città in transizione
http://transitionculture.org/ e’ nato in Inghilterra due anni fa, e già coinvolge alcune centinaia di città in Irlanda, Canada, Usa, Cile, Australia. Si tratta sostanzialmente di un sistema per formare tecnici capaci di organizzare nella loro realtà cittadina tutte quelle misure che possono ridurre i danni di un brusco cambiamento energetico. Danni che potrebbero essere enormi se non ci si organizza per tempo.

Che cosa realizza in concreto il Movimento della Transizione.
L’idea essenziale da cui parte questo movimento e’ che le comunita’ locali hanno una grande potenzialita’ di cambiamento: e’ possibile razionalizzando le economie locali in modo da creare benessere.
Questo movimento non ha nella sua agenda l’organizzazione di proteste di piazza, ne’ lo sviluppo di una semplice mobilitazione di opinione. Questo movimento organizza la Transizione delle piccole comunita’ su scala comunale o di quartiere. E la cosa incredibile e’ che dopo appena due anni dall’inizio del Movimento sono gia’ centinaia le comunita’ che hanno iniziato la loro Transizione.
La strategia della transizione si basa su 5 linee di azione che ogni singola comunita’ mette in pratica adattandole alla sua particolare situazione (che mille fiori fioriscano!).

1- La rilocalizzazione delle risorse fondamentali della comunita’ (cibo, energia, edilizia, sanita’, oggetti d’uso primario).
Si tratta di analizzare le ricchezze della propria comunita’ e costruire un piano di transizione che miri al massimo dell’autonomia. Ad esempio a Totnes, ridente citta’ del sud ovest dell’Inghilterra, sull’estuario del Dart, dove da decenni si sono piazzate alcune comunita’ ecologiste, si e’ riusciti a coinvolgere buona parte della popolazione in un’impresa colossale. Si sono sviluppati orti familiari su terreni pubblici e privati, sono stati piantati un gran numero di alberi fruttiferi (noci, castagni) nei parchi pubblici e nei viali, i balconi delle case sono diventati orti pensili, si sono sviluppate fattorie collettive nelle campagne intorno alla citta’, i contadini, gli artigiani e le piccole imprese sono state incoraggiate a produrre tenendo conto dei consumi locali più che dell’esportazione. Oggi circa il 60% del cibo che si consuma in citta’ e’ ormai prodotto localmente. E contadini, artigiani e imprenditori si sono resi conto di quanto sia vantaggioso sviluppare prodotti che possono essere venduti direttamente sul posto senza dover essere gravati dei costi dei sistemi di distribuzione e trasporto a lungo raggio. Si passa direttamente dal produttore al consumatore saltando gli intermediari e smettendo di bruciare carburanti fossili.
La rilocalizzazione prevede poi di intraprendere una serie di iniziative che valorizzino la ricchezza di merci e di prodotti sul territorio. Le nostre comunita’ sono piene di ricchezze lasciate ammuffire. La semplice organizzazione di mercati dell’usato e del baratto permette di reperire quantita’ enormi di tutti i beni primari. Abbiamo vestiti, forchette, frullatori, scarpe, mobili, lenzuola, pentole e cacciaviti sufficienti per i nostri bisogni per i prossimi 100 anni almeno. Per decenni la societa’ dei consumi ci ha indotto a comprare il superfluo e ad ammassarlo in armadi, cantine e soffitte. Tiriamoli fuori.
Analogo effetto di emersione delle ricchezza lo avrebbe l’organizzazione di piccole imprese che si dedichino alla riparazione in loco degli elettrodomestici e al riciclo di moltissime merci che attualmente ci limitiamo a buttare via, magari solo perche’ hanno un graffio. Chi come me e’ appassionato a fare il giro dei cassonetti e a caricarsi in macchina poltrone e tavolini, ha idea del ben di Dio che la gente butta via insensatamente.
Rilocalizzare la produzione e’ un’azione essenziale nel processo di transizione dall’economia del petrolio all’economia verde. Solo se i beni di prima necessita’ saranno disponibili abbondantemente sul territorio eviteremo che la popolazione possa risentire oltremodo della crisi.

2- La ricostruzione di un florido sistema economico locale (chi gode dei soldi che guadagni?)
La ricchezza delle comunita’ si misura con due criteri: quanti beni autoproduce e come gestisce la propria ricchezza finanziaria.
Consociazione degli acquisti.
Innanzi tutto la semplice consociazione degli acquisti di beni e servizi può incrementare la ricchezza dei cittadini. Comprare tutti insieme cibo e beni essenziali vuol dire risparmiare. Comprare collettivamente auto vuol dire poi poter scegliere di organizzare a livello locale la conversione di auto a benzina in auto elettriche o alimentate dal gas prodotto localmente con biodigestori o gassificatori di scarti vegetali secchi. Comprare insieme telefonia può portare a creare reti wimax locali…
Investire localmente!
Una quota enorme del risparmio delle famiglie e degli utili delle imprese locali viene oggi investito in titoli di stato, fondi investimento o azioni di imprese lontane centinaia o migliaia di chilometri dal luogo dove viviamo.
La prima azione su questo fronte e’ quella di utilizzare il denaro degli abitanti di un comune per arricchire il luogo dove vivono. Investiamo i soldi qui, dove vediamo che uso ne viene fatto e possiamo essere più sicuri di non cadere nella rete dei furbi.
Ad esempio, possiamo creare un sistema nel quale i risparmi dei cittadini vadano a finanziare la costruzione o l’acquisto di case che verranno riscattate dagli inquilini tramite una rata di poco superiore a quella di un semplice affitto. In questo modo i nostri soldi sappiamo esattamente dove sono e a cosa servono. E aiutando tutti i miei concittadini ad avere una casa di proprieta’ do una mano a rendere più florida la mia comunita’, più sicure le economie familiari, meno probabile l’esplodere della violenza legata alla disperazione economica.
Oppure posso investire nello sviluppo di una rete di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che renda autosufficiente il territorio. E ancora posso investire nel miglioramento delle case dal punto di vista del risparmio energetico: isolamento dei tetti, tripli vetri, muri coibentati. Oppure posso ottenere di far risparmiare a tutti somme enormi con il teleriscaldamento (ogni abitazione ha un contatore del calore consumato e paga solo quello). E ancora, consociando i consumi e la produzione di elettricita’, posso creare un sistema nel quale ogni famiglia possa vedere quanto costa l’energia elettrica nelle varie ore del giorno sul mercato nazionale. In questo modo posso vendere l’energia autoprodotta nelle ore nelle quali costa di più e consumarla quando vale di meno. E posso anche dotare le singole case di elettrodomestici intelligenti che entrano in funzione quando l’energia costa meno (la lavapiatti si mette a lavorare di notte per conto suo, dopo aver controllato le quotazioni di mercato).
Un altro aspetto essenziale della creazione di economie locali solide e’ la creazione di monete locali.
Le monete locali permettono di creare meccanismi di doppio prezzo: se spendi denaro locale hai uno sconto sulle merci.
Il sistema del denaro locale può inoltre agire in sinergia con il sistema delle Banche del Tempo, grazie alle quali si può pagare un bene o un servizio tramite ore lavoro che diventano moneta locale che compra altre ore di lavoro. Cosi’ il pasticcere paga le lezioni di matematica per il figlio realizzando una torta per una persona che dipinge la casa di una persona che ripara la lavatrice al professore di matematica.
La potenzialita’ delle banche del tempo e’ stata ampiamente dimostrata durante la crisi economica argentina. Milioni di persone organizzarono la loro economia su queste basi.

3- La riqualificazione delle persone (quante cose sai fare che sono utili alla tua comunita’?)
Si tratta di realizzare un’analisi dei bisogni della comunita’ che potrebbero essere soddisfatti in modo autonomo e vedere in quali settori converrebbe avere più artigiani e professionisti. Quindi bisogna organizzare la formazione di queste professionalita’ riqualificando disoccupati e persone che al momento sono costrette ad andare a cercare lavoro altrove.
Una seconda iniziativa dovrebbe incentrarsi sulla valutazione di quali merci e servizi potrebbero essere prodotti localmente ed esportati nelle immediate vicinanze. Nel caso dei servizi che possono essere offerti via internet questo fattore della distanza diventa irrilevante. Sollecitare e sostenere la creativita’ della gente in questa direzione potrebbe essere una fonte di ricchezza e solidita’ per la comunita’. Oggi in Italia molti servizi non esistono proprio. Ad esempio, sarebbe utile per tutti se esistessero, come accade nei paesi anglofoni, imprese che forniscono informazioni di tutti i tipi a pagamento. Potrebbero poi nascere societa’ che offrano un servizio di assistenza legale, finanziaria, edilizia, culinaria, scolastica e valutazioni sulla qualita’ dei prodotti e i loro prezzi. In Italia esistono associazioni benemerite come Altro Consumo che informano sulla qualita’ dei prodotti ma non esiste un numero di telefono al quale posso chiamare mentre sto comprando un cellulare per avere consigli immediati senza dovermi andare a studiare tutto in rete (c’e’ un problema di interfaccia utente-servizio).
Ci sono decine di professioni che oggi si possono esercitare sul web: grafico, web master, correttore di bozze, insegnante, psicologo, scrittore commerciale, ricercatore, segretario. Ma intraprendere queste attivita’ non e’ possibile per i molti italiani che non hanno dimestichezza con la rete. Costituire portali dei Comuni che aiutano i cittadini a proporre in rete le proprie competenze professionali potrebbe sviluppare la soddisfazione di molti e la solidita’ economica della comunita’.
Si tratta solo di piccoli esempi di quel che si potrebbe fare nel settore del telelavoro che oggi nel mondo impegna milioni di persone mentre in Italia e’ solo agli albori.

4- La riduzione del fabbisogno energetico e l’uso attento delle risorse.
Razionalizzare la produzione e il riciclaggio dei rifiuti. Ad esempio, organizzando che nei negozi siano disponibili prodotti sfusi e alla spina.
La gestione razionale dell’immondizia e’ in molte citta’, anche grandi, una fonte di guadagno. Alimenta imprese che si dedicano al riciclaggio e permette di produrre energia elettrica e calore dal gas.  Questa soluzione sfrutta l’esistenza di meravigliosi batteri che si mangiano con volutta’ il pattume biologico e gli escrementi umani e animali all’interno di grandi silos. I batteri dopo aver mangiato scoreggiano in modo selvaggio e le loro scoregge, adeguatamente filtrate, diventano gas combustibile che alimenta generatori di corrente. Il calore che viene prodotto in questo processo serve poi per alimentare sistemi di teleriscaldamento. Esistono ormai migliaia di digestori di biogas realizzati in tutto il mondo. In Italia pochissimi.
Razionalizzazione dei consumi energetici: organizzare il risparmio energetico casa per casa (abbiamo gia’ accennato all’autoproduzione di energia e all’isolamento termico) e’ una fonte enorme di denaro risparmiato e migliora la qualita’ della vita e dell’aria. E da’ un maggiore confort: ad esempio, siamo abituati ad aprire l’acqua calda per farci la doccia e poi dobbiamo brigare per aprire al punto giusto anche la fredda per evitare di scottarci perche’ i sistemi domestici di produzione di acqua calda alimentati a gas o elettricita’ non permettono una regolazione efficiente della temperatura dell’acqua in uscita. I sistemi di teleriscaldamento e di produzione di acqua calda con pannelli solari termici invece permettono di avere acqua calda esattamente alla temperatura che si preferisce.
Un altro settore riguarda la costruzione di servizi di condivisione e consociazione. Mille famiglie che oggi possiedono mille lavatrici potrebbero risparmiare un pozzo di soldi creando centri dove si può lavare, asciugare e stirare collettivamente. Otterrebbero tecnologie più efficienti e veloci a costi dimezzati. Vestiti e biancheria più pulita a minor prezzo e più rapidamente. In tutto il nord Europa la maggioranza delle famiglie usa da decenni lavanderie di caseggiato o di strada.
Ma affrontare la programmazione ecologica del territorio di una comunita’ permette anche un’analisi dettagliata delle risorse disponibili, delle aree da bonificare, delle zone da convertire a bosco, a culture alimentari ed energetiche (biomasse) in modo che i cittadini ottengano un ambiente migliore dal punto di vista della salute, del benessere, dello svago e dell’autosufficienza.

5- Ma l’effetto combinato di tutte queste iniziative e di altre che la fantasia popolare sapra’ elaborare, va oltre i singoli risultati. Mettere in pratica queste misure sociali ed economiche non crea solo benessere. Innesca anche una rivoluzione culturale. Come dice Cristiano Bottone, uno degli alfieri del movimento della transizione in Italia, quello che cerchiamo e’: “Una rivoluzione che nasce dal basso, un percorso in cui la comunita’ individua e attua le soluzioni che ritiene più efficaci e progetta il proprio futuro partendo da piccoli gruppi di cittadini”.”

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Perdite mutui USA

Posted by janejacobs su settembre 11, 2008

La seguente tabella presenta la classifica delle perdite sui mutui USA per tutte le banche mondiali a partire dal luglio 2007. L’ultima colonna rappresenta il capitale che le banche hanno raccolto. I dati sono espressi in miliardi di dollari.

 

Banca Paese Perdite Capitale raccolto
Citigroup  USA 55.1 49
Merrill Lynch USA 52.2 29.9
UBS  Svizzera 44.2 27.1
HSBC  Regno Unito 27.4 5.1
Wachovia  USA 22.7 11
Bank of America  USA 21.2 20.7
Washington Mutual  USA 14.8 12.1
Morgan Stanley USA 14.4 5.6
IKB  Germania 14.4 11.8
JPMorgan Chase USA 14.3 9.5
Altre   230.4 177.6
TOTALE   511.1 359.4

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Gli USA sono un paese socialista

Posted by janejacobs su luglio 15, 2008

di Nouriel Roubini

Nuovi Socialisti

Ci sono molte forme di socialismo. La versione di socialismo in auge negli Stati Uniti  e’ la piu’ ingannevole. Un governo socialista onesto e coraggioso direbbe: salvare Freddie a Fannie dopo le speculazioni e l’arricchimento dei loro direttori e’ un compito socialmente utile; per cui il governo USA si assumera’ i debiti di Freddie e Fannie (il cui ammontare e’ uaguale al debito pubblico USA) e questo e’ il conto da pagare: le tasse aumenteranno di x% per tutti nei prossimi x anni.

Invece la forma di socialismo disonesto e senza spina dorsale che le amministrazioni Democratiche e Repubblicane degli Stati Uniti hanno assunto negli ultimi decenni  hanno sistematicamente cercato di nascondere il numero e l’importo dei sussidi e le loro ripercussioni sulle tasse dei cittadini dietro una serie di istituzioni opache e contratti opachi, come appunto sono Freddie e Fannie e che sono stati il pane quotidiano del governo federale americano prima che divenissero popolari anche per i banchieri di Wall Street e della City di Londra negli ultimi 10 anni.

Lo sconfinamento della Federeal Reserve, la Banca Cnetrale Americana in qualita’ di agente fiscale con il salvataggio di Bear Sterns e il suo acquisto da parte di J.P. Morgan ha finito per creare un veicolo chiamato Delaware che ospita $30 miliardi di debito di “riufiuti tossici” fnanziari, protetto da $1 miliardo di dollari finanziato da J.P. Morgan. Se questo miliardo non dovesse bastare, i cittadini americani copriranno il resto del conto di $29 miliardi.

Un altro esempio di offuscamento da parte della Fed delle perdite delle finanziarie USA e’ quello di aver costretto le piu’ grandi banche USA a colludere per prezzare i derivati illiquidi in appositi mercati creati ad arte. I cittadini USA finiranno per fornire sussidi, attraverso questi complicati veicoli alle banche comerciali. Questo tipo di socialismo per ricchi e’ molto fiorente.

Negli ultimi 70 anni l’investimento in immobili – la forma piu’ improduttiva di accumulazione del capitale – ha ricevuto sussidi dal governo USA in cento modi diversi. Gli Stati Uniti pertanto hanno investito troppo – specialmente negli ultimi 8 anni – nell’accumulare capitale immobiliare improduttivo (il cui effetto per la creazione di lavoro e’ quasi zero) e non hanno investito abbastanza nell’accumulazione di capitale fisico produttivo (macchinari, nuove tecnologie, ecc.) che porta ad un aumento della produttivita’ del lavoro e aumenta la crescita economica.

Questa crisi finzanziaria e’ una crisi di eccessivo indebitamento nel settore immobiliare, la forma piu’ inutile ed improduttiva di capitale, un capitale di consumo, che non aumenta in alcun modo la produttivita’.

Al Senato Americano, il capo della commissione bancaria Chris Dodd ha annunciato che la Federal Reserve potrebbe arrivare a finanziare Freddie e Fannie. Dopo tutto, un’operazione di finanziamento da parte della Banca Centrale e’ meno trasparente e politiamente piu’ accettabile di un esplicito aumento delle tasse. Ma a pagare saranno sempre i cittadini.

Pertanto Paulson e Bernanke dovrebbero ammainare la bandiera del libero mercato, dire la verita’, che sono socialisti e sono orgogliosi di esserlo. L’Unione Sovietica e’ collassata, ma la causa del socialismo e’ viva e vegeta negli Stati Uniti. Il socialismo Americano per ora e’ imperfetto. Le autorita’ federali hanno socializzato le perdite del settore finanziario, mentre hanno permesso che i profitti continuassero ad essere sottratti da alcuni privati. Ma forse questo e’ stato un errore e non e’ stato voluto realmente da Paulson e Bernanke. Il loro marxismo si affinera’ con il tempo.

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Le piu’ grandi banche d’Europa

Posted by janejacobs su luglio 15, 2008

La tabella qui sotto riporta la classifica delle 10 banche piu’ grandi d’Europa ordinate per valore di borsa nel mese di luglio del 2008. Riporto anche il totale dell’attivo delle banche dichiarato a Dicembre 2007. Il totale dei debiti delle banche e’ (grosso modo) desumibile sottraendo al “totale attivo” il valore di borsa). Tutti i valori sono espressi tutti in miliardi di Euro.

Nome Paese Valore in borsa  Totale attivo 
HSBC Gran Bretagna                                        110                               2,952
Santander Spagna                                        70                                   913
BNP Francia                                        44                                   137
Unicredit Italia                                        35                                1,372
Intesa Italia                                         51                                1,694
Sberbank Russia                                        48                                1,022
BBVA Spagna                                        44                                  573
Royal Bank of Scotland Gran Bretagna                                        43                                  502
UBS Svizzera                                        30                                1,072
Societe Generale Francia                                        36                               2,584

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I paesi piu’ felici del mondo

Posted by janejacobs su luglio 4, 2008

1 Danimarca
2 Svizzera
3 Austria
4 Islanda
5 Bahamas
6 Finlandia
7 Svezia
8 Bhutan
9 Brunei
10 Canada

Questo studio e’ stato svolto dall’Universita’ di Leicester compilando indici di felicita’ provenienti da 100 studi che riguardano 178 paesi.

Da notare che nessuno dei dieci Paesi con i PIL piu’ grandi del mondo appartiene a questa lista. Tuttavia, se si guarda al PIL pro capite, quasi tutti questi dieci paesi felici sono molto in alto alla classifica (unica eccezione e’ il Bhutan).

L’autore della ricerca e’ Adrian White che ha sottolineato quanto i popoli dei paesi occidentali dovrebbero ringraziare il cielo per quanto sono fortunati. White dice che uno dei miti piu’ distruttivi e’ credere che le persone povere siano piu’ felici. I Paesi in fondo alla classifica sono i paesi africani e dell’Ex-Unione Sovietica.

 Fonte: Independent

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Le dieci nazioni piu’ ricche oggi e nel 2025

Posted by janejacobs su luglio 3, 2008

Fate click sulla parola “pil” qui sotto per vedere le dieci nazioni piu’ ricche del mondo oggi e nel 2025:

pil

La Banca Mondiale fornisce sul suo sito le statistiche del PIL (Prodotto Interno Lordo) per ogni nazione. Il Prodotto Interno Lordo e’ una misura usata dagli economisti tradizionali per misurare la ricchezza. Dal sito della Banca Mondiale ho raccolto i dati del 2006 delle dieci nazioni piu’ ricche oggi e ne ho ricavato un semplice grafico.

Alle statistiche del 2006 ho poi aggiunto i tassi di crescita del PIL nel 2007 e ho aggiustato per il tasso di cambio. Ho poi ipotizzato che il PIL di ciascuno di questi dieci paesi continui a crescere agli stessi ritmi del 2007 (i tassi di crescita sono indicati sul grafico “pil” sopra ogni nazione).

Se ne ricava che il PIL della Cina (oggi quarta nazione piu’ ricca) nel 2025 sara’ maggiore di quello degli Stati Uniti (oggi primi) e quello della Spagna (oggi nona) e del Brasile (oggi decimo) saranno maggiori di quello dell’Italia.

Ho considerato solo i 10 paesi piu’ ricchi al mondo di oggi, ma a questi ritmi l’Italia sara’ superata probabilmente anche da paesi come la Corea del Sud, l’India, l’Indonesia e la Russia.

Continua…

 

Fonte: Banca Mondiale

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200 anni di teorie economiche da buttare

Posted by janejacobs su marzo 9, 2008

Adam Smith ed i suoi seguaci hanno sbagliato l’unita’ di misura con cui analizzare l’economia ed i mercati. Ancora oggi i governatori delle economie mondiali ed i banchieri centrali non sono in grado di governare l’economia, perche’ continuano a sbagliare l’unita’ di misura.

L’unita’ di misura dell’economia non sono le nazioni, ma le citta’.

Quando i nostri governantori capiranno questo concetto, potranno ricominciare a pensare a nuovi e piu’ efficienti modi per governare l’economia senza creare disastri. Partendo dalle citta’!

Le citta’ sono la ricchezza delle Nazioni (Cities and the Wealt of Nations, 1984) e’ il piu’ importante trattato economico di Jane Jacobs. Le principali idee di questo trattato sono:

1) Uno dei grandi errori della teoria economica e’ stato ritenere che le nazioni sono le entita’ fondamentali per misurare l’economia. Secondo Jane Jacobs sono le citta’ e non le nazioni a costruire i mattoni su cui si basa l’economia. Per capire le dinamica della crescita economica, bisogna guardare alle economie delle citta’.

2) La teoria che le citta’ sono il fondamento dell’economia ha importanti conseguenze per capire la crescita economica.  Le citta’ sono insediamenti dove nuovi lavori si aggiungono continuamente a vecchi lavori. Questa semplice osservazione  viene spesso sottovalutata. Nelle citta’, nuove attivita’ nascono da attivita’ che gia’ esistevano. Non esiste una generazione spontanea di lavoro proveniente dal nulla. Infatti, “trapiantare” investimenti in zone improduttive, come sostengono i soloni del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e dell’Unione Europea, non porta a nessun risultato. Aggiungere nuovi lavori a lavori esistenti produce invece un circolo virtuoso,perche’ i lavori si moltiplicano e diversificano come i rami di una quercia. Maggiore diversificazione del lavoro porta a maggiore crescita di nuovo lavoro.

3) Il grande motore di crescita delle citta’ e’ il rimpazzo delle importazioni. Tale rimpiazzo delle importazioni non e’ il frutto di politiche protezionistiche. Quello che Jane Jacobs descirive e’ un processo che si evolve naturalmente perche’ frutto di processi economici naturali. Il rimpiazzo delle importazioni e’ semplicemente il processo secondo cui un bene che e’ stato comprato precedentemente al di fuori di una citta’, ora si produce all’interno della citta’.

4) Questo semplice processo ha molti effetti benefici. Allarga l’economia di una citta’ creando nuove divisioni del lavoro che va a produrre beni che prima venivano importati. Il rimpiazzo delle importazioni aumenta la diversita’ delle citta’, crea nuove industrie e nuovi prodotti, libera il capitale che prima era impiegato per le importazioni di beni e rende tale capitale disponibile per la creazione di nuove imprese e posti di lavoro. Naturalmente, una parte residua del capitale viene usata per nuove importazioni; e mentre il mercato esterno di quel bene che e’ stato rimpiazzato decresce, il mercato generale dei beni aumenta.

5) Le importazioni svolgono un ruolo centrale. Sono la causa principale del processo di creazione della ricchezza che avviene nelle citta’. Le importazioni rappresentano nuove fonti di beni e servizi che possono essere rimpiazzate dalle industrie all’interno delle citta’. Quindi sono la forza che genera la crescita. Quanto le citta’ usano i fondi delle esportazioni per importare beni e successivamente li rimpiazzano producendoli al loro interno, allora le citta’ crescono. Se le importazioni non sono rimpiazzate, le citta’ non crescono. Questo e’ il motivo per cui i piani di sviluppo orientati alle esportazioni hanno fallito miserevolmente.

6) Le esportazioni sono anch’esse un processo chiave. Ma non tutte le esportaizoni sono uguali. Cio’ che e’ importante per una citta’ e’ avere un elevato moltiplicatore di esportazioni. Il moltiplicatore di esportazioni descrive il numero di lavori  generati dalle esportazioni e dai consumi esterni di una citta’. Le citta’ inerti hanno un basso moltiplicatore, perche’ buona parte dei guadagni dalle esportazioni, invece di comprare materie prime a costi relativamente bassi (ad esempio l’oro), vanno a comprare prodotti ad alto valore aggiunto (ad esempio una collana d’oro).  

Continua… 

 

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