Riporto qui sotto un bel post di Debora che riprende il concetto Jacobiano degli “Occhi sulla Strada” come mezzo piu’ efficace per combattere il crimine.
Tempo fa, qualcuno mi chiese qualche idea per un’amministrazione locale. La prima cosa che proposi, fu di trovare il modo (detassando, incentivando, contribuendo direttamente o quel che è) di evitare la chiusura dei piccoli negozi e magari stimolarne la riapertura. Più volte abbiamo parlato qui del vizio generale di incoraggiare solo aperture di centri commerciali. Tali centri sono un business soltanto per i soliti noti, ovvero i costruttori cementificatori. I “posti di lavoro” all’interno sono i medesimi che si avrebbero in una qualsiasi strada commerciale. Il risultato sono interi quartieri satellite, nelle grandi città, cresciuti intorno a un centro commerciale. Niente negozi, niente vie illuminate, niente gente che passeggia per strada. E’ logico che tali quartieri, già non principeschi di per sé, si trasformino presto in incubi per la sicurezza. Scippi, rapine, spacciatori a cielo aperto, risse… e cominciano le proteste, si chiede maggior controllo, arrivano le pattuglie, si appoggia la creazione di ronde. E la stessa cosa accade anche nei quartieri cittadini, dove i negozi chiudono e lasciano al buio e all’abbandono intere strade che prima erano ritrovo per gli abitanti ad ogni ora del giorno. Quando si esamina il problema del “degrado”, della “violenza”, persino del “razzismo” nelle grandi metropoli, si scomodano spesso brevi cenni sull’universo sociale, i cambiamenti epocali, il disastro economico, gli immigrati che ci invadono, gli alieni del 2012. E non si pensa mai in piccolo, forse perché il problema piccolo è più semplice da risolvere e in realtà nessuno ha intenzione di risolvere nulla: due bar, una pizzeria aperta fino a mezzanotte, qualche jeanseria, il giornalaio, il tabacchino, la pasticceria e la gelateria aperte nei weekend hanno più forza contro la delinquenza di decine di inutili ronde. C’è la crisi? Troviamo il modo, un modo per consentire ai giovani, ai disoccupati, di aprire negozietti anche artigianali senza tirar fuori un euro. Lo Stato, o il Comune, potrebbe pagare un piccolo affitto “politico” al proprietario (che ha solo da guadagnarci, visto che tiene il negozio chiuso) pari magari a un piccolo assegno di disoccupazione. E poi, rendere tutte le attività esenti da tasse per consentire anche a chi dipinge ceramica di trarne da vivere. E’ molto più conveniente per lo Stato creare opportunità di lavoro, e incidere sul problema sicurezza a costo zero, che riscuotere quattro soldi di tasse. Si può? Non si può? Non saprei, non sono un tecnico. Ma le crisi, economiche o di sicurezza, si tamponano soltanto perseguendo strade nuove. La via vecchia non funziona più.