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Un nuovo modo di vedere l’economia

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I disastri dei Keynesiani

Posted by janejacobs su marzo 12, 2008

John Maynard Keynes

John Maynard Keynes, l’economista piu’ influente del ventesimo secolo, riteneva che le economie attraversassero periodi in cui l’investimento si affievoliva, non diventava piu’ profittevole, e quindi il capitale si accumulava sotto forma di risparmi, di rendite. La gente differiva la spesa in favore del risparmio, e i risparmi non aiutavano a spingere la domanda di beni capitali. L’interruzione della domanda porta al declino della produzione di beni capitali, disoccupazione, declino di domanda per beni di consumo con l’aumento della disoccupazione, ulteriore disoccupazione, prezzi decrescenti, profitti decrescenti, fallimenti e bancarotte. I risparmi stessi evaporano nel corso di questa debacle e la situazione diventa irreversibile.
Nel formulare questa teoria, Keynes cercava di spiegare la Grande Depressione degli anni 30, e si prefiggeva di trovare strumenti adatti per combattere simile depressioni in futuro. Keynes pensava che il governo nazionale potesse aiutare l’economia aumentando la spesa pubblica piu’ di quanto il governo nazionale non ricevesse dalle entrate fiscali.

Cosi’ Keynes teorizzo’ di aumentare il deficit pubblico non solo per mantenere le spese correnti del governo, ma anche per aiutare l’economia. Un governo, in breve, puo’ liberamente scegliere di correggere le interruzioni della domanda se la domanda non era in grado di correggersi da se’. In tempi migliori, poi, il governo avrebbe dovuto tornare a far quadrare i conti. Naturalmente, Keynes capi’ che piu’ domanda richiede una maggiore quantita’ di capitale. Da economista che vede l’economia dal lato della comanda, Keynes pensava alla guidasse e l’offerta seguisse la domanda, e per questo se il governo avesse finanziato la domanda con un po; piu’ di debito in favore di programmi che facilitavano la spesa e il trasferimento di ricchezza, in questo modo, Keynes aiutava i consumatori.

I seguaci di Keynes, alcuni dei quali divennero consiglieri a presidenti e primi ministri, e molti dei quali lavorarono nei ministeri di tutto il mondo Occidentale, volevano usare le leve fiscali Keynesiane con responsabilita’ e precisione, stando nei vincoli purtroppo meno responsabili e precisi tipici della politica. L’obiettivo era di mantenere i tassi di disoccupazione bassi, di evitare gli eccessi di domanda – troppi soldi che inseguono troppi pochi beni – che avrebbero causato spinte inflazionistiche; l’obiettivo, insomma, era di mantenere l’altalena ferma ed in equilibrio.

A tutti questi economisti, la strategia sembro ‘ chiara, costruttiva e corretta; gli economisti Keynesiani pensavano che il problema principale era il raffinamento di queste tattiche; manipolazioni fiscali, manipolazioni dei tassi di interesse, ammontare e qualita’ della spesa pubblica, creazione di bilanci statali, scelte su come finanziare tali bilanci e tempismo con cui effettuare questi interventi. I Keynesiani erano concentrati nella creazione di una scienza dell’intervento pubblico – una vera scienza, come la fisica o la chimica, in cui si possono analizzare e quantificare precisamente gli interventi pubblici nell’economia ed i loro risultati.

Arrivati al 1960, i Keynesiani credettero di avere nelle loro mani strumenti che servivano come guida agli interventi pubblici del governo nell’economia e strumenti di misurazione precisa della qualita’ di tali interventi. Un ingegnere elettronico neozelandese di nome A. W. H. Phillips era diventato un professore di economia di stampo Keynesiano alla London School of Economics e aveva inventato la cosiddette curve di Phillips.

Phillips aveva studiato economia negli anni immediatamente successivi alla seconda Guerra mondiale imparando vari modelli economici. I modelli economici erano, e sono ancora, esercizi che si prefiggono di dimostrare matematicamente come una certa economia si comportera’ al variare di certi fattori. Studiando la principale opera Kynesiana, La Teoria Generale dell’Impiego, dell’Interesse e della Moneta, Phillips costrui’ un modellino di un’economia Keynesiana che ritenne affidabile come i suoi modellini di idraulica. Questo modellino era un giocattolo con tanto di tubi e di valvole che si muovevano con la pressione dell’acqua e che rappresentavano i prezzi, la disoccupazione e la moneta. Questo giocattolo fu brevettato e per un certo periodo ottenne un notevole successo nelle Universita’ Britanniche, Americane e Australiane. Anche al fondazione Ford acquisto’ il modellino; dopodiche’ Phillips delego’ la produzione del suo giocattolo economico ad una societa’ Inglese e torno’ all’analisi matematica.
La Gran Bretagna e’ una splendida miniera di dati economici, e fra i tesori degli archivi negli anni 40 e 50 c’era una taola di cambiaenti dei prezzi e della produzione Britannici dal 1858 al 1914. Confrontando prezzi e produzione nel 1954, Phillips trovo’ che la produzione aumentava in tempi di prezzi crescenti e diminuiva in tempi di prezzi decrescenti; insomma, la nostra solida altalena. Ma Phillips porto’ questa relazione piu’ avanti. Phillips quantifico’ i movimenti dell’altalena analizzando a quale livello dell’altalena si trovavano inflazione e produzione ogni anno e comparava le percentuali. Phillips noto’ che un cambiamento di una quantita’ corrispondeva al cambiamento dell’altra quantita’. Pochi anni dopo, Phillips fece un simile confronto, questa volta fra i tassi di disoccupazione della forza lavoro Britannica nella prima meta’ del 1900 e le paghe sindacali nello stesso periodo. Nel 1958 distillo’ i risultati di questa ricerca in un grafico che assomigliava ad una linea concava. Cio’ che la linea sembrava dimostrare e’ che ad ogni tasso di aumento dei salari corrispondeva un aumento del tassi di disoccupazione.

Phillips stesso avverti’ che la sua curva forniva una teoria dell’inflazione, e almeno a quel tempo, penso’ che la sua non era una scoperta, ma semplicemente una quantificazione di cio’ che tutti sapevano comunque. Ma gli economisti, i quali sono impareggiabili nel travestire da scienza il comportamento imprevedibile e misterioso del mondo reale si innamorarono di questa curva in maniera inaspettata. I tassi di inflazione specifici corrispondevano, sembrava, precisamente ai tassi di disoccupazione. Questo poteva essere logicamente significare che il governo voleva un cambiamento nel tasso di disoccupazione, molto probabilmente, una riduzione, ed il tasso desiderato si poteva ottenere modificando la pressione fiscale e la spesa pubblica. Al contrario, se un governo voleva un certo taso di inflazione, molto probabilmente una riduzione, anche quello si poteva ottenere attraverso la manipolazione, e il coso in lavori sarebbe prevedibile, quindi sarebbe giudicato accettabile, non accettabile, ma comunque pianificabile.
In poco tempo, gli economisti di tuto il mondo creavano e rifinivano le loro curve di Phillips e le insegnavano in tutte le scuole di economia del mondo occidentale. La prima curva basata su dati americani fu realizzata nel 1960, uno dei suoi autori era Paul A. Samuelson, il principale autori di testi di economia americani e piu’ tardi vincitore del premio Nobel in economia. Negli Stati Uniti un tasso di disoccupazione tra il 3 ed il 4 per cento era ritenuto rappresentare il pieno impiego dal momento che questa percentuale rappresentava la naturale disoccupazione che si crea quando i lavoratori si spostano fra un lavoro ed un altro o quando i lavoratori fanno il loro primo ingresso nel mercato del lavoro. In Svizzera un tasso di disoccupazione dell’1 per cento o meno indicava il pieno impiego; tale differenza era dovuta agli usi divari paesi.

In America l’obiettivo era di mantenere la disoccupazione al 4 per cento o sotto il quattro per cento. Storicamente, sembra che questo era associato con un’inflazione di meno del 3 per cento annuale. Quindi quelli erano i valori che mantenevano l’economia in equilibrio. Nel 1964, il tasso di occupazione aumento’ al 5.2 per cento. Ma non c’era da preoccuparsi; il taso di inflazione si poteva abbassare all’1.3 per cento. Questo tipo di politiche economiche erano applicate da Kennedy e Johnson negli anni 60.

A partire dal 1967, l’aumento dell’inflazione non compensava piu’ la diminuzione della disoccupazione, ed il fenomeno andava peggiorando negli anni. All’inizio, il fatto che l’economia non si comportasse come previsto dalle curve di Phillips fu ritenuto temporaneo e, quando ci si rese conto che il fenomeno non era piu’ temporaneo, si trovavano diverse scuse: le tasse non erano sufficienti perche’ andavano a iniziare la guerra in Vietnam, e poi si trovo’ la scusa che il prezzo del petrolio saliva troppo. Ma gia’ nel 1971 alcuni Keynesiani iniziavano a sospettare che la loro fiducia nelle curve di Phillips era ml riposta; entro il 1975, quando la disoccupazione negli Stati Uniti era all’8.5 per cento e l’inflazione era al 9.1 per cento, la maggior parte dei Keynesiani, incluso Samuelon, non funzionavano, ma non sapevano il perche’.

Abbandonare le curve di Phillips fu difficile per gli economisti keynesiani, perche’ la mancata fiducia in tali curve, minava dalle fondamenta la teoria economica keynesiana. Se le prescrizioni non raggiungevano i risultati previsti dalla teoria keynesiana, significava che la teoria poteva avere un errore fondamentale. Continua…

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