Le cittá sono la ricchezza delle nazioni

Un nuovo modo di vedere l’economia

Archive for 17 luglio 2008

Bonus per gli studenti (poveri) delle superiori

Posted by janejacobs su luglio 17, 2008

 

 

Secondo Daniele Checchi, professore dell’ Università degli Studi di Milano, l’educazione in Italia ha forti problemi, particolarmente nella scuola media superiore. Una delle cause principali della scarsa preparazione di molti ragazzi e’ che essi, provenendo da famiglie difficili (genitori separati, alcolizzati, drogati che praticano violenza domestica o offrono comunque scarso sostegno) hanno meno interesse ad andare bene a scuola. Spesso tali famiglie difficili vivono in quartieri vicini e mandano i loro ragazzi nelle stesse scuole.

    

A meta’ degli anni ’90 il Messico inizio’ un programma per combattere la poverta’, un programma chiamato Progresa, che ridusse il di lavoro minorile in quel Paese. Questa politica paga i genitori di bambini poveri perche’ li tengano a scuola e li mantengano in salute attraverso vaccinazioni e controlli medici regolari. Il ragionamento dietro questo approccio era che i genitori poveri amano i loro figli come i genitori ricchi, ma il bisogno e la necessita’ li spingono a far lavorare i propri figli. L’offerta di un pagamento in contanti alla fine di ogni mese per ogni figlio che rimanga a scuola e dimostri di ottenere buoni risultati scolastici, invece di lavorare, compensa queste famiglie povere per la perdita eventuale del guadagno procurato dal lavoro dei figli minori. I risultati di Progresa sono oggettivi e disponibili a tutti a questo sito e dimostrano che questo programma e’ riuscito a dare un’educazione piu’ lunga e migliore a molti bambini messicani, particolarmente nelle aree rurali. Tuttavia il costo per il governo Messicano e’ stato notevole ed i soldi avrebbero potuto essere spesi con maggiore attenzione.

 

Programmi simili a quello Messicano si stati sviluppati in molti altri Paesi in via di sviluppo. Ultimamente, alcune citta’ Americane hanno iniziato ad adottare simili schemi per le famiglie povere che vivono nelle periferie delle grandi metropoli.

 

A New York, un simile esperimento e’ stato finanziatio interamente da privati. Tuttavia, invece di pagare i genitori di bambini di 6 o 8 anni, questo programma prevede che siano gli studenti adolescenti e non i loro genitori ad essere pagati. Non e’ chiaro se un simile programma avra’ successo, ma e’ ipotizzabile che le prestazioni degli studenti aumenteranno poiche’ i giovani, cosi’ come gli adulti, sono generalmente stimolati da incentivi economici.

 

Premiare gli studenti meno abbienti per buone prestazioni scolastiche e’ simile a pagare i genitori che vivono in paesi poveri per mandare i figli a scuola. E’ ragionevole pensare che gli studenti poveri avranno meno assenze da scuola, saranno piu’ attenti in classe e si impegneranno di piu’ a fare i compiti.

 

Molti critici del programma ritegono che sia sbagliato pagare dei giovani e dei genitori per fare il loro dovere, un dovere che comunque e’ nel loro interesse, visto che andare bene a scuola generalmente si rifette positivamente sull’individuo perche’ chi e’ piu’ educato generalmente sara’ appagato nel corso della sua vita lavorativa, se non altro dal punto di vista economico. Molti studenti di liceo riconoscono l’importanza di un titolo di studio superiore. Ma il programma di New York e’ particolaremente adattato a quegli studenti che vanno male a scuola, proprio perche’ vivono in famiglie povere o difficili dove il valore dell’istruzione e’ spesso trascurato perche’ in famiglia ci sono problemi piu’ gravi (alcol, divorzi, droga, poverta’).

 

Altri critici pensano che il cambiamento dovrebbe iniziare dalle famiglie responsabili del cattivo andametnto scolastico dei figli e non dalle scuole. La famiglia e’ senz’altro un fattore importante per l’andamento scolastico di un ragazzo, ma i figli possono comunque fare molto meglio se sono ricompensati con un incentivo in denaro.

 

Altri critici, infine, non negano l’importazna di incentivi per le famiglie povere per i loro figli in paesi avanzati. Tuttavia essi sostengono che tali programmi di incentivi, come quello di New York, incoraggera’ alcuni bambini che vanno bene a scuola a peggiorare le loro prestazioni scolastiche per potersi qualficare per il programma. Questo rischio e’ reale ed e’ importante che un simile programma non sia troppo generoso in modo tale da stimolare comportamenti scorretti. Questo e’ il rischio maggiore di un simile programma.

 

Tuttavvia simili rischi non sono un buon motivo per ritardare l’applicazione di simili programmi fino a che le famiglie diventino meno scombussolate e fino a che I ragazzi non si rendano pienamente conto dei benefici di andare bene a scuola e di impegnarsi.  

 

Un simile programma sta per essere applicato ad un liceo in Italia (vedi qui). Non e’ chiaro, pero’ se un attento studio del campione degli studenti e del sistema degli incentivi sia stato studiato per risolvere i bisogni dei ragazzi che provengono da famiglie difficili o per dare un piccolo contentino agli studenti.

 

 

 

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Etiopia

Posted by janejacobs su luglio 17, 2008

La fame porta alla guerra

Una qualsiasi mappa dell’Etiopia ripresa dall’alto mostrerebbe molti campi coltivabili costellati di puntini che rappresentano abitazioni. Cio’ sembrerebbe di primo acchito un segnale di sviluppo periferico di una regione metropolitana sparso per una intera nazione di dimensioni pari a circa meta’ della Francia. Ma eccetto Addis Abeba e Asmara, che comunque non hanno ha una vibrante economia, questa ampia espansione di insediamenti e’ ancora piu’ nettamente separata dalle economie cittadine di quanto non lo fosse il villagigo di Henry. E’ vero, cotone, pellami e caffe’ vengono esportati dall’Etiopia, ma la produzione per mercati di citta’ lontane non e’ niente in confronto alla quantita’ di terra e di lavoro degli Etiopi, impegnati quotidianamente in una battaglia per sopravvivere. Nove decimi degli abitanti dell’Etiopia sono agricoltori che vivono di sussistenza. Nel 1973, anno in cui caddero meno piogge del previsto, piu’ di 100,000 Etiopi morirono di fame, un evento di cui il mondo non seppe mai molto, e anche negli anni di migliori raccolti, gli Etiopi hanno fame.

L’energia urbana di ogni tipo, sia che provenga dall’interno dell’Etiopia, sia che provenga dal suo esterno, non sfiora minimamente questi milioni di capanne con minuscoli appezzamenti di terreno al loro esterno. Tuttavia, rimane il fatto che questa economia e’ tutt’altro che “pura”. L’Etiopia non era eclusa dalle economie cittadine. Molto tempo fa era collegata alla vita urbana dell’antico Egitto. Il tempo ha cancellato la fonte dei primi contatti tra l’Egitto e l’Etiopia, ma la connessione e’ certa perche’ la cultura Etiope deriva dalla cultura Egiziana cosi’ come la cultura dell’America deriva dalla cultura dell’Europa e la cultura del Giappone deriva da quella della Cina. Nei secoli, l’Etiopia divenne un impero ricco, potente ed influente. Ma la potenza dell’impero Etiope iniziava gia’ a stagnare durante la fondazione dell’impero romano. La vita di poverta’ e di arretratezza che troviamo oggi in Etiopia e’ il prodotto della stagnazione dello sviluppo e della lunghissima decadenza originata millenni fa.

La stagnazione dell’Etiopia non e’ di per se’ un fatto raro. L’Etiopia ha subito il destino di molti imperi del passato. Cio’ che e’ raro nel caso dell’Etiopia e’ dopo aver perso le propire citta’ ed i propri legami con le citta’ essa sia rimasta esclusa dalle citta’ per cosi’ tanto tempo. Per renderci conto di quanto tempo sia passato dal tempo in cui tali legami si siano recisi, pensiamo se il luogo del villaggio di Bardou fosse stato escluso dallo sviluppo delle citta’ quanto lo e’ stata l’Etiopia, a cominciare da quando le miniere di ferro furono abbandonate, Bardou sarebbe stata esclusa anche oggi se la gente di quel villaggio avrebbe davanti a se’ ancora mille anni di stagnazione economica. Ovviamente, la condizione di esclusione puo’ continuare indefinitamente in un’economia che perde le proprie citta’ e per la quale le citta’ lontane non abbiano alcun collegamento.

 Non tutte le regioni con economie escluse dallo sviluppo delle economie cittadine hanno perso tali legami da secoli. Ad esempio, in alcune regioni dell’Africa Centrale, la gente lavorava in campi o in miniere per lontani mercati cittadini, in qualita’ di sudditi della Gran Bretagna o del Belgio. Oggi I legami politici e la violenza militare e le rivolte rendono impossibilie far pervenire i raccolti alle citta’ e la rottura di tali legami logistici e commerciali ha imposto l’isolamento economico per gli abitanti delle campagne che sono regrediti a vivere in economie di sussistenza. Forse questo cambiamento e’ solo temporaneo, forse no.

Continua…

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Secessione in Belgio

Posted by janejacobs su luglio 17, 2008

Il Belgio ha dato al mondo Magritte, Tintin e le cozze con le patatine fritte. Nonostante questi importanti contributi alla civilta’, ci sono seri dubbi sulla sua “sostenibilita’” come stato unitario dopo le recenti dimissioni del suo primo Ministro.

Il Belgio e’ diviso in due minoranze linguistiche e culturali: a Sud c’e’ una minoranza economicamente meno sviluppata di ilngua Francese e Nord c’e’ una piu’ fiorente comunita’ Fiammingo-Olandese con citta’ economicamente piu’ dense, ricche, industriose e sviluppate. Alla caduta del governo la stampa Belgo-Fiamminga ha gioito, augurandosi una prossima secessione.

Il primo ministro Yves Leterme che era entrato in carica a Marzo si e’ dimostrato incapace di formare un governo in quattro mesi. Leterme aveva accettato il suo incarico solo dopo nove mesi di stallo fra i partiti Fiammingo e Francese e aveva scelto il 15 di Luglio come scadenza per mettersi d’accordo su un compromesso per formare un governo e suddividersi il potere.

Molti Belgi hanno detto che si aspettano che il Paese vedra’ una secessione. In Belgio c’e’ molto rancore tra i due gruppi etnici e questo genera immobilita’ ed ingovernabilita’ nel paese. La formazione del Belgio, forse, ha ormai compiuto la sua missione in quasi 200 anni di storia.

Bruxelles, che ormai e’ la capitale burocratica d’Europa, continuerebbe senz’altro a vivere dei sussidi e della ricchezza generata dagli eserciti di burocrati e lobbisti di tutti i Paesi Europei.

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