Le cittá sono la ricchezza delle nazioni

Un nuovo modo di vedere l’economia

L’indice della miseria

Posted by janejacobs su marzo 25, 2008

Disoccupazione + Inflazione = Miseria 

Nessuna delle teorie esposte ha trovato una spiegazione soddisfacente al problema dell’inflazione. Invece di spiegare cosa sia e cosa si possa fare per combatterla, tutte le teorie economiche degli ultimi 200 anni hanno negato che la stagflazione possa esistere! I prezzi crescenti di cui parlava Cantillon nel 1730 erano indissolubilmente legati all’aumento dell’attivita’ (diminuzione della disoccupazione). Se si rompe questo legame, l’intera catena di ragionamenti si disintegra. Lo stesso vale per la teoria dei salari; rompete il legame tra prezzi crescenti e bassi tassi di disoccupazione e non vi rimane nulla. Mill prova a spiegare la stagflazione con la teoria del credito; il credito ai produttori, sia che si espanda o che si contragga, non produce stagflazione perche’ mette in modo l’altalena di cui abbiamo parlato: inflazione su, disoccupazione giu’, inflazione giu’ , disoccupazione su. Se si rompe il meccanismo dell’altalena non rimane nulla. Marx, che ha cosi’ poco in comune con Mill e con i monetaristi aveva una cosa in comune: nemmeno lui riusciva a spiegare la stagflazione. In fondo, la sovra-produzione, implica sia disoccupazione che prezzi decrescenti, una tesi che Marx riprendeva continuamente. Ma se si rimuovono le cause della sovra-produzione, tutta la logica Marxista collassa. Insomma, davanti alla stagflazione tutta la teoria economica degli ultimi 200 anni collassa.

Arthut M. Okun, che era un esperto della curva di Phillips e che aveva lavorato come consigliere del presidente Lyndon Johnson, era stato uno dei primi keynesiani a diventare sospettoso della sua dottrina. Dopo che l’emersione della stagflazione negli anni 60, Okun suggeri’ che disoccupazione e stagflazione fossero congiunte in un’unica curva chiamata “il tasso della miseria“.
Okun fece un’analogia fra il suo tasso della miserie ed il tasso di malessere fisico riportato dagli uffici metereologici nei periodi estivi per misurare il malessere causato da elevate temperature ed elevata umidita’. Secondo Okun se l’inflazione era al 10% e la disoccupazione era al 6%, non si guadagnava molto aumentando l’inflazione all’11% e facendo scendere il tasso di disoccupazione al 5%; le due quantita’, sommate nel suo tasso della miseria erano comunque al 16%.

 

Gli economisti non presero sul serio il tasso di malessere di Okun, anche se lo trovarono interessante. Per gli economisti, il tasso della miseria di Okun era come mischiare le mele con le pere, poteva servire a spiegare un malessere politico, ma non serviva a risalire alle radici del problema.Supponiamo tuttavia di portare avanti l’analogia di Okun. Il motivo per cui l’Ufficio Metereologico americano produceva il tasso di malessere (calore + umitida’) serviva a spiegare una condizione.
Allo stesso modo Okun poteva spiegare una condizione in cui si trovava l’economia in quegli anni: prezzi alti + poco lavoro.

Se ci pensiamo un attimo, possiamo concludere che questa condizione non e’ ne’ cosi’ strana, ne’ cosi’ nuova. Al contrario, la miseria e’ la condizione normale in cui si trovano le economie povere e arretrate in tutto il mondo. La condizione sembra strana se si manifesta improvvisamente nelle economie sviluppate.
Spesso non ci rendiamo conto di quanto alti siano i prezzi nei paesi poveri perche’ a noi sembrano prezzi molto bassi. Quando visitai il Portogallo nel 1974, i prezzi al mercato del pesce di Lisbona, del biglietto dell’autobus, di un pranzo al ristorante (non un ristorante per turisti, si intende) mi sembravano prezzi stracciati. Gli oggetti e gli elettrodomestici che una qualsiasi famiglia negli Stati Uniti poteva tranquillamente permettersi ed erano considerati normali, in Portogallo erano appannaggio solo delle classi privilegiate. Qualsiasi lavoro, e non solo lavori ben remunerati, era difficile da trovare per gran parte della popolazione Portoghese e questa situazione non era strana o ciclica. Era la condizione normale per il Portogallo. Questo e’ il motivo per cui molti lavoratori portoghesi sono emigrati per decenni e per generazioni. Insomma, una condizione di prezzi elevati e disoccupazione elevata era normale in Portogallo. Tuttavia, un Portoghese medio che negli anni 70 avesse visitato Madras, avrebbe trovato estremamente convenienti i prezzi di Madras; ma quei prezzi non erano poi cosi’ convenienti per gli Indiani. La condizione di prezzi elevati e alta disoccupazione e’ una condizione ancora piu’ estrema in India che in Portogallo, ma in India non viene considerata strana. Quando Adam Smith osservava alta disoccupazione e prezzi alti in Scozia, Smith si trovava davanti alla stagflazione, una condizione che nella Scozia arretrata e povera di allora era normale. In realta’, la stagflazione non e’ una cosa anormale ne’ senza precedenti in molte parti degli Stati Uniti. Basta brevemente documentarsi sulla vita delle zone dei Monti Appalachi, o del Sud, per realizzare che prezzi alti e scarso lavoro sono stati a lungo una condizione normale in quelle regioni. Solo di recente entrambe queste disgrazie si sono messe a colpire all’unisono la totalita’ degli Stati Uniti. Questa e’ l’unica cosa anormale, che la stagflazione abbia colpito la nazione piu’ potente della terra tutto d’un colpo.C’e’ una differenza tra l’essere malati e l’essere moribondi, cosi’ come c’e’ una differenza tra l’affacciarsi della stagflazione e la stagflazione cronica. Un’economia davvero moribonda ha raggiunto la condizione di stagflazione cronica. Non vi e’ piu’ ritorno. Un’economia in cui i prezzi e la disoccupazione hanno da poco iniziato a crescere contemporaneamente non e’ ancora moribonda.Io non riesco a concepire nessuna spiegazione della stagflazione se non come una normale conseguenza della stagnazione economica, cosi’ come l’arretratezza e la bassa produttivita’ sono conseguenze normali della stagflazione. Se ho ragione, l’emergenza della stagflazione nelle economie sviluppate avra’ conseguenze devastanti. Il problema non e’ solo di contenere la crescita dei prezzi aumentando la disoccupazione o di contenere la disoccupazione facendo salire i prezzi di un po’. La stagflazione e’ una condizione di per se’, la condizione di un profondo declino economico.Recentemente, alcuni monetaristi hanno provato a spiegare i risultati deludenti della lotta alla stagflazione inventando il cosiddetto “tasso di disoccupazione naturale”. Questi monetaristi sostengono che se un’economia matura un elevato tasso di disoccupazione naturale, e se tale tasso viene poi spinto sotto il suo livello naturale, la disoccupazione pu’ restare alta ed allo stesso tempo l’inflazione puo’ restare elevata perche’ si e’ cercato di turbare l’ “equilibrio naturale” della disoccupazione di quella data economia in maniera “non naturale”. Questo tortuoso tentativo di spiegare perche’ l’altalena disoccupazione-inflazione funziona ancora rappresenta un tentativo dei teorici di salvare le proprie teorie.Parlare di difetti strutturali o di tassi di disoccupazione “naturalmente” elevati ci riporta all’esempio del Piano Marshall descritto precedentemente e di come aiuti economici siano stati recepiti in maniera diversa in diverse nazioni e in diverse comunità. Non capiamo come catalizzare lo sviluppo economico in economie arretrate, e non capiamo come prevenire le economie avanzate dallo scivolare nell’arretratezza; due lati dello stesso mistero.Ma una cosa che sappiamo, dato che la Storia ce l’ha stampata davanti alla faccia: non siamo cosi’ sciocchi da pensare che la macro-economia, per come ci e’ stata spiegata sino ad oggi, possa essere di aiuto per capire lo sviluppo economico. Secoli e secoli di teorie sulla domanda che insegue l’offerta e dell’offerta che insegue la domanda non ci hanno praticamente spiegato nulla su come la ricchezza cresca o si riduca. Dobbiamo trovare linee di pensiero piu’ realistiche e produttive. Scegliere fra le scuole di pensiero di economisti esistenti non porta da nessuna parte. 

Una Risposta to “L’indice della miseria”

  1. ikonovel said

    Bravissima, stupendo. Liberarsi delle invenzioni di illustri studiosi, di premi Nobel fa molto bene alla salute. Certo non è facile, certamente per lungo tempo si è presi dal dubbio: “E’ mai possibile che con tante intelligenze messe all’opera, nulla si sia scoperto in più del normale discernimento del buon padre di famiglia?”.
    Recentemente ho letto sul FT.com come di fatto è nata la bolla finanziaria che sta devastando gli Usa: qualche anno fa è nata la figura degli hedge funds, per statuto e per costituzione al di fuori del controllo e delle figure tipiche degli istituti finanziari. In pratica possono compiere qualunque operazione finanziaria, che è come dire che sono autorizzare a rubare e a truffare quanto più possono. La crisi immobiliare è stata determinata dal fatto che se prima, per il sistema bancario americano,e ra a rischio un mutuo il cui rimborso periodico superava il 25% del reddito annuale del mutuante, si era passati allegramente al 50%. Ci si poteva aspettare diversamente?
    La sovraproduzione deve per forza generare sollecitazione al sovraconsumo, e poi al sovraindebitamento, e poi e poi (scusate ma non sono un economista, solo uno che è stato imbottito di panzane) e poi al crollo, non appena qualcuno si accorge che non ha bisogno del terzo cellulare o della terza casa o della quarta macchina, e così via. (e penso proprio che non ci sia bisogno di enormi teorie o di elucubrazioni fantastiche per comprenderlo. Ma con queste considerazioni lapalissiane non si vincono i premi nobel)
    In Italia si parla di recupero della produttività, ma s’intende sempre con riferimento al differenziale di prezzi, per cui alla fin fine se ne parla solo come riduzione del costo del lavoro, riducendo i redditi, il consumo, e poi la sua cara stagflazione.
    La verità? Probabilmente il tutto è troppo complicato e soprattutto nessuno ha la coscienza talmente pulita da porre domande concrete, gl’interessi delle grandi aziende sono tali che convincerebbero chiunque ad inventarsi nuove teorie sempre più ridicole.
    La prima domanda dovrebbe essere: a che servono i mercati finanziari? Se le operazioni finanziarie che instaurarono fenomeni come la Compagnia delle Indie avevano un senso logico e conseguente, non mi pare che le fantastiche somme di denaro che si spostano ad ogni minuto del ns. tempo da un lato all’altrod el globo abbiano un senso comune nei confronti di …… ma cribbio! dell’UOMO! Cosa importa a diversi miliardi di esseri umani, compresi quelli che vivono di borsa, se un paio di miliardi di dollari scontano un mercato o opzionano un’altro? Tutta questa gente deve far felice i propri bambini, o la propria moglie oppure se stessi, e che sui cavi del telefono viaggino miliardi di euro da un computer all’altro non potrebbe fregargliene di meno.
    Mi perdoni, ma alla luce della mia ignoranza, partire dal suo “non siamo così sciocchi …” determina alla lunga una serie di conseguenze, la prima delle quali è arrivare a chiedersi: ma alla fine, a che serve tutto sto’ casino? A che serve il totem dello sviluppo economico? Perchè dobbiamo sempre più sviluppare l’economia quando ciò non determina di un briciolo l’incremento del benessere psicofisico, posto che anche ild enaro si dice che l’aumenti.
    Che alla fine la base di tutto sia proprio quella stramaledetta funzione di utilità? Ma chi l’ha detto poi che sia proprio in quella maniera, quando è ampiamente dimostrato che il consumatore, lui per primo, è assolutamente irrazionale?
    Lo so, ho fatto più domande che affermazioni, ma non è questo los copo di avere una mente libera?
    Complimenti per gli articoli, che mi sbocconcellerò presto.

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